“Manolo non si deve adattare alla mia idea, ma alla squadra che ha un modo di giocare che non ho imposto, ma accompagnato per le caratteristiche che hanno gli elementi della rosa”. A parlare è Maurizio Sarri che, tra i tanti temi snocciolati oggi nella conferenza pre Champions, si è soffermato sul momento di Gabbiadini, impalpabile sabato scorso contro la Roma e lontano anni luce dalle prime prestazioni in azzurro con Rafa Benitez.
E le affermazioni del tecnico toscano non possono essere biasimate. Se questa squadra ha trovato un suo equilibrio – tralasciando il momento negativo dovuto a diversi motivi – non si può distruggere tutto e ricominciare da capo per un solo elemento. “È chiaro che non c’è un allenatore che vuole andare contro le caratteristiche di un giocatore, ma di certo non posso andare contro quelle di altri sette-otto”, ha precisato.
Il Napoli, però, dovrà fare a meno di Arkadiusz Milik almeno fino ad inizio febbraio ed una soluzione deve essere trovata. Non fra un mese, né gennaio. Ora. Nel più breve tempo possibile. Sarri ha fatto capire di non essere intenzionato a fare passi indietro dal punto di vista del gioco, ma in realtà rispetto allo scorso anno sono state già apportate diverse modifiche alla fase offensiva con le ali più strette e vicine all’attaccante, andando anche per questo qualche volta in difficoltà dietro.
Gabbiadini dovrà fare uno sforzo in più e non adagiarsi troppo sulle sue qualità, ma crescere, evolversi, migliorarsi. E l’esempio di Dries Mertens è lampante: il belga nello scorso match è entrato al suo posto giocando per la prima volta da centravanti – ovviamente interpretando in ruolo in maniera diversa – ma con piglio e determinazione. Quella che è mancata all’ex Atalanta, apparso sempre troppo pigro e impaurito. L’estate tribolata, la mancanza fiducia, il fantasma di Higuain – che forse nella scorsa stagione si è dimostrato un elemento deresponsabilizzante – e poi l’ombra di Milik, hanno risucchiato negli abissi questo giocatore.
Non è un problema di ruolo (“Spostarsi di qualche metro non significa passare dal 100% al 50% del rendimento”, Sarri docet) e nemmeno (soltanto) di caratteristiche. È una difficoltà mentale, un tunnel da cui bisogna uscire, una rassegnazione (“Non può fare la punta” Cit.). In questo momento Manolo è il tipico ragazzo sfiduciato che non brilla a scuola: “Non fa per lui”. Non cambia atteggiamento e viene puntualmente bocciato. Senza provarci. Ecco. Parlare sempre e solo di diverse soluzioni tattiche, di incompatibilità, non fa altro che mettere nelle condizioni il calciatore di aggrapparsi ad un alibi, ad una convinzione comune che non lo aiuta a crescere. Gabbiadini ha bisogno solo di essere responsabilizzato.
Andrea Gagliotti
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