Si è sempre detto: meglio giocar male e vincere, che giocare bene e perdere. Un’affermazione da prendere con le pinze, per svariati motivi. In ogni caso, il Napoli è riuscito a battere il Crotone giocando un buon calcio, ma non il solito espresso dagli uomini di mister Sarri. A fare la differenza in campo è stato sicuramente il peso specifico dei ventidue. Il Napoli è difatti riuscito stendere la squadra guidata da Nicola (che contestazione nei suoi confronti durante il match, come se un allenatore possa voler perdere o abbia la bacchetta magica per cambiare la qualità di una rosa rimasta, sostanzialmente, quella salita dalla B e, in più, avendo perso il bomber principale dello scorso campionato cadetto) con uno spunto individuale e con una maggiore cattiveria su palla inattiva.
Sarri in altre condizioni non avrebbe gradito vincere in questo modo. Ma questo è un momento difficile, delicato, e la trasferta a Crotone contro una squadra che giocava per la prima volta nel proprio stadio poteva trasformarsi in qualcosa di complesso da sciogliere e gestire. L’allenatore azzurro lo sa, e l’ha ribadito nelle parole del post partita: “Noi ora dobbiamo pensare solo a gioire poi penseremo a Empoli e Juventus”. Pensare a gioire, e lasciarsi alle spalle quei ventuno giorni fatti di sole sconfitte. Gioire significa ritrovare soprattutto la serenità. E, in questo caso sì che va bene vincere pur giocando non-bene. Perché il morale e l’aspetto mentale, in certi momenti di certe stagioni, va curato più della tattica e delle idee. Perché in certi momenti la bellezza può attendere.
E ora? E ora Sarri, trovata la cura mentale, dovrà, da qui a mercoledì, eliminare gli effetti collaterali e ridare al gruppo la certezza del gioco. I benefici di una cura stanno in questo: ritornare a essere ciò che si era prima della malattia chiamata “risultato”.
Nappo Salvatore
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Articolo modificato 24 Ott 2016 - 11:15