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Nat Chalobah, un rimpianto solo di passaggio al “San Paolo”

Questione di priorità. Quella di avere riserve valide a disposizione, magari. Quindi Rog, quindi Diawara. O questione di… rimpianti. Per un calciatore che avrebbe potuto spaccare il mondo (forse) e che invece a Napoli ha lasciato un semplice ricordo. Piacevole, per carità. Perché Nathaniel Chalobah porta tuttora Napoli nel cuore, dopo un anno trascorso tra l’istrionismo di Reina e la simpatia di Mertens. Se gli stereotipi fossero lo specchio della realtà, quel ragazzone con il numero 94 sulle spalle avrebbe dovuto trovare un luogo non idoneo alla sua personalità d’oltremanica. Certo, Napoli è una realtà travolgente nella sua unicità: una realtà nuova in cui Nat, però, si è trovato a suo agio. Il saluto al termine dell’avventura scalda i cuori: “Sono stato circondato da un gruppo di amici che sono stati come una famiglia, e da una città che mi ha fatto sentire parte di sé e della propria cultura. Ho lasciato amici che mi rimarranno per sempre. Una società e una città che rimarranno sempre nel mio cuore”.

Peccato che quel 94 si sia visto poche volte dalle parti del San Paolo e – stranezze del mercato permettendo – da queste parti difficilmente si rivedrà. Nat idolo di Fuorigrotta, un ruolo in cui si sarebbe calato alla perfezione. Neppure così difficile da immaginare. E invece Chalobah sarà ricordato come l’ennesimo calciatore di passaggio, un rimpianto, una promessa mancata, forse. La stoffa c’è, altrimenti Antonio Conte sarebbe un folle a tenerlo nella rosa del suo Chelsea. No, non può essere così: quell’allenatore leccese che sta esportando la difesa a tre in Inghilterra deve aver intravisto qualche qualità in Nathaniel. Qualità che al Napoli sono passate inosservate. O forse no, agli occhi più allenati. Sono passate di sfuggita, questo è certo. Complice una gestione errata sul mercato e forse anche sul campo.

Chalobah di qualità ne ha da vendere. Versatile, difende, attacca, in mediana e da mezzala senza accusare il cambiamento. E ha 22 anni (non ancora compiuti), come Zielinski e Milik. Resta ancora complicato capire perché, allora, il Napoli abbia accettato di fungere da parcheggio del Chelsea, senza strappare l’ultima parola sul futuro del ragazzo. Che, ora, fa parte della rosa di Antonio Conte e attende l’occasione della vita. 4 presenze stagionali, 1 assist e 82 minuti in campo. Poco, sì, eppure tanto rispetto agli standard dello scorso anno. E se avesse giocato di più? Se avesse avuto qualche occasione in più per farsi notare? Tutti interrogativi ragionevoli. A maggior ragione in virtù della penuria di alternative sofferta dal Napoli durante la passata stagione. Tre calciatori portati fino allo stremo, due sole alternative utilizzate (Valdifiori e David Lopez). A scapito del più giovane, Chalo. 9 presenze totali fino al ritorno in patria. 

Un diritto di riscatto, sicuramente difficile da strappare, sarebbe stato fissato a circa 5-6 milioni, al massimo avrebbe sfiorato i dieci. Cifre non proibitive se accompagnate da un impiego e un rendimento costanti. Invece no: Chalobah è stato di passaggio, oggi attende l’occasione al Chelsea, domani magari farà le fortune di qualche altro club. Il presente del Napoli – al contrario – sposa la linea verde. I Rog e i Diawara sono il futuro, quei giovani che “ci faranno bestemmiare per sei mesi, ma che diventeranno una risorsa importante”, Sarri dixit. Linea verde, finalmente – è il caso di dire. Con un anno di ritardo. E un rimpianto in più.

Vittorio Perrone
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