Reina 6: Incolpevole su entrambe le reti. Ci mette fiumi di personalità in uscita, al limite del rischio.
Hysaj 6: Alex Sandro è tra i migliori interpreti nel suo ruolo, sfida da tripla A per l’esterno di Scutari. Al termine della gara non ne esce con le ossa rotte, contenendo al meglio le proiezioni dell’ex Porto. Concentrato al non concedere metri, finisce per non supportare mai la fase propositiva.
Chiriches 6.5: Raramente ha deluso le aspettative del tecnico, nota al merito che unita ad un’esperienza in certi contesti e la consolidata capacità di palleggio ne delinea la maglia da titolare. Il capitano della Nazionale romena ripaga, subito, al ventesimo, con una spaccata chirurgica su Higuain lanciato a rete. Foto più brillante in una prestazione impeccabile, dove ad ogni intervento conferisce una sensazione di sicurezza. Che sia in chiusura che in disimpegno, inappuntabile.
Koulibaly 6,5: Higuain e Mandzukic, a turno, possono solo girargli a largo. Gioco aereo, recuperi in velocità e prontezza in anticipo, arduo chidere altro. Il franco-senegalese fa guardia serrata, ringhiosa, come promesso alla vigilia. Insuperabile.
Ghoulam 4,5: La sua gara si rivolta come un guanto all’ingresso in campo di Cuadrado. Fino ad allora la disfida con Lichtsteiner non era volta al peggio, tutt’altro. Il colombiano però fa furore, senza che l’ex Saint Etienne riesca a prendere le contromisure. In avanti, anche per questo, incide poco. Macchia indelebile sulla sua prestazioni i due infortuni, decisivi, che valgano due reti e tre punti per gli uomini di Allegri. Il primo è persino tragicomico, un disastro.
Allan 6: Corre per due, un dinamismo che mette a dura prova i dirimpettai in bianconero. Pjanic, tra i più temuti a metà campo, vede più volte la sua prestazione infrangersi su recuperi e interventi del mediano scuola Vasco. Sulle seconde palle la sua presenza è una costante che, purtroppo, si interrompe sul più bello: al momento del guizzo di Higuain è inspiegabilmente fermo sulle gambe e assiste al goal partita dell’ex centravanti azzurro. Peccato.
(Dal 76′ Zielinski s.v.)
Diawara 6.5: La fiducia guadagnata sul campo. La cornice dello Stadium è solo ordinaria amministrazione per il classe ’97 di Conakry che, comunque, non hai mai lasciato spazio a brividi di nessuna sorta. Coglierne un disimpegno errato è un’impresa, in più è sempre propenso al recupero. Dolce nel tocco, severo nel tackle. Filtro e frasegio, tutto corredato da una prorompente fisicità con cui non esita nel fare breccia a metà campo.
Hamsik 5.5: Deve rappresentare il fulcro del gioco azzurro ma finisce per lasciare il terreno dello Stadium prima ancora del cambio a un quarto d’ora dalla fine. Si nasconde, progressivamente, senza mai lasciare il segno in una gara dove i disegni di Sarri lo avevano insignito come riferimento primigeneo nella manovra.
(Dall’82’ El Kaddouri s.v.)
Callejon 6,5: A tutta gamba, andare e venire. C’è da coprire, bene, il fianco agli affondi del sempre velenoso Alex Sandro, ma anche attaccare, ovvio. E di griffare la settimana gemma in campionato, movimento perfetto a premiare la premiata ditta con Lorenzo Insigne e palla del momentaneo 1-1 nel sacco. Essenziale.
Insigne 6,5: Sacrificio, prima di tutto. Tanto, estenuante lavoro senza palla in una partita in cui risparmiarsi è un lusso non concesso. Il numero 24 azzurro lo fa nel modo giusto, percorrendo senza sosta l’out mancino spendendo ogni stilla di sudore in entrambe le fasi di gioco. Sacrificio, quindi, ma anche intuizione: sul prolifico binario che porta in direzione Calleti scocca un pallone al millimetro solo da insaccare nel modo giusto. Ci tiene, eccome, e lo mostra nell’ira alla sostituzione all’ora di gioco. Troppo presto, parola sua, soprattutto in quel particolare frangente della contesa.
(Dal 60′ Giaccherini 5: Doveva garantire quantità e spunto. L’apporto è praticamente nullo. Riesce bene solo nel mero compitino. Quando prova la variazione sul tema, che sia il guizzo tra le linee o un cambio di gioco l’esito è frustrante. Errore matematico.)
Mertens 5: Prova del nove nelle nuove vesti da punto di riferimento centrale in avanti, di fronte alla grinta e la cattiveria agonistica del collaudato trio bianconero. Non lesinano di certo le maniere forti nei confronti del 14 di Leuven, un invito in più ad aggirare e colpire, d’altronde impelagarsi in un nugolo di maglie a strisce sarebbe controproducente. C’è il rischio di perdersi, di mutare in entropia tutta la propria carica agonistica. Succede, fin troppo spesso, tanti errori. Persino banali per un giocatore del suo livello. Ci mette il cuore, più che la personalità. Si mostra di rado e se il suo lampo più abbagliante e un sinistro, isolato, fuori di poco alla metà della ripresa il responso sulla sua prestazione è presto detto. Manca, del tutto, del killer instict giusto quando c’è da colpire sotto rete.
Articolo modificato 30 Ott 2016 - 01:10