È bastato poco ad Amadou Diawara per conquistarsi il suo posto al sole. A Napoli, nel centrocampo a tre di Maurizio Sarri, è nata una nuova stella e non è un segreto. Dopo Jorginho, vittima di un momento di appannamento dopo la straordinaria stagione dello scorso anno, Sarri è riuscito a valorizzare fin da subito uno dei giovani talentuosi che la società gli ha messo a disposizione. A differenza del collega brasiliano, arrivato comunque anch’egli come grande promessa, il guineano è giunto dalle parti di Castel Volturno con l’etichetta di predestinato e, in una piazza esigente come poche, non sarebbe stato facile per nessuno, figurasi per un ragazzo così giovane.
Il centrocampista ex Bologna sta stupendo in positivo anche il più ottimista dei suoi estimatori e, dall’altro lato, sta zittendo sempre più chi era scettico riguardo al suo acquisto, alla valutazione, alle reali capacità di questo ragazzo. E non ci è voluto molto che anche Sarri, da un certo punto di vista l’artefice dell’esplosione di Jorginho, si rendesse conto che Diawara, ormai pronto, può cominciare a fare le prove per dirigere quel centrocampo che, presto o tardi, ne siamo sicuri, sarà totalmente suo. Diciannove anni, venti da compiere ma il prossimo luglio; un solo anno di Serie A, che è però bastato a dargli quelle sicurezze necessarie per imporsi subito a grandi livelli. Questa è la sua seconda stagione e via via Amadou si sta imponendo come uno dei giovani più talentuosi dell’intero panorama europeo. In campionato, a Torino, gli è stato dato spazio e lui ha giocato come sa: ordinaria amministrazione, mettendoci grinta e qualità, coordinandosi con i compagni al meglio, come chi ha quella naturalezza che stupisce e meraviglia. In Champions, in particolare, dopo il debutto contro i turchi, in una prima volta assoluta, ieri sera ha bissato: pochi minuti, è vero, ma giocati in che modo? Con leggerezza, la caratteristica di chi ha i colpi del campione. E la personalità, poi, è tutto un dire: diciannove anni, signori. Senza paura di confrontarsi coi grandi. Chapeau.
La leggerezza di Amadou, così potremmo riassumere il modo di giocare di questo ragazzo. Nel corpo, l’esplosività del giovane, la testa l’esperienza navigata del veterano che ne ha passate e vissute tante. Il discorso è che il guineano non è che all’inizio. Non ha paura, Amadou. Ci mette la testa, i piedi, la grinta, in fase di interdizione recupera e ridistribuisce, corre, imposta, smista palle a destra e sinistra, soprattutto non le perde. Non è Pogba ma Diawara: una nuova stellina sta per imporsi. Aveva ragione Sarri quando diceva che una rondine non fa primavera, quando una sola prestazione non può, giustamente, dare un quadro completo. Le premesse erano ottime, poi sono diventate conferme. Diawara non scalpita più, perché è già certezza. Non osserva più, gioca. Ancora poco, direbbe qualcuno. Per il momento, aggiungiamo: la leggerezza del numero quarantadue che si ispira a Yaya Touré è l’arma che lo porterà lontano. In azzurro e poi tra i grandissimi. C’è da scommetterci.
GENNARO DONNARUMMA