L’ennesima tacca, l’ennesimo passo nella storia azzurra, in una serata purtroppo guastata da un risultato bugiardo, che non rende giustizia a quanto il campo ha raccontato in novanta minuti di grande intensità e, per lunghi tratti, di grande calcio. Rete numero 103 per Marek Hamsik, il migliore in campo della sfida di stasera. L’intervento perentorio e provvidenziale di Koulibaly, è corollario di una prestazione impeccabile per concentrazione e pulizia negli intereventi – ed al cospetto di uno dei migliori reparti offensivi della Serie A – ma le luci della ribalta, in una serata che non lesina le sue ombre, sono tutte per il capitano azzurro.
Arma in più. Non solo il goal, con cui raggiunge Antonio Vojak tra i top scorer della storia partenopea, ponendosi ad un’incollatura dai 104 sigilli di Edinson Cavani, ma una prestazione a tutto tondo, da tappeto rosso ad accarezzarne le gesta, che avrebbe meritato la giusta consacrazione. Fulcro, motore, del collettivo di Sarri. Ovunque. Dove richiesto, il capitano fa sentire, forte, la sua presenza. Come a Istanbul, un trascinatore. Gestisce con pazienza il fraseggio, ispira come nelle sue corde; alcuni traccianti sfidano la precisione geometrica, trovando angoli di luce impensabili. Trova, sempre, lo spunto propizio. Un pericolo costante che costringe la retroguardia avversaria a tamponare, anche raddoppiando, e quindi a scoprirsi.
Ma non solo. Come se non bastasse, tanta sostanza anche in fase di filtro. Il tecnico non se ne priverebbe mai, l’anno scorso ne paventava – provocando, come ovvio – l’impiego anche al limite della condizione. Il responso è questo. E presto detto. In barba alle critiche, ritrovando se stesso. Se in avanti la freddezza latita, ecco il capitano. Peccato non sia bastato.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 6 Nov 2016 - 11:29