IL MATTINO / La Scugnizzeria che non c’è, dietro Lorenzo il vuoto. Montefusco: “Mancano investimenti”

Bel focus del Mattino che, nell’edizione oggi in edicola, ha dato ampio spazio al settore giovanile azzurro con un titolo che non lascia spazio ad altri commenti: “Quel vivaio che non cresce più, il vuoto dietro Lorenzo” – per sottolineare il fatto che, dopo Lorenzo Insigne, nessun giocatore del settore giovanile è riuscito ad imporsi in quel modo in prima squadra (non sfuggono agli occhi dei colleghi del Mattino nemmeno Luigi Sepe e Roberto Insigne, entrambi in rosa ma “per fare numero”, si legge). I colleghi di Via Chiatamone hanno sottolineato e ricercato le cause di questa crisi che vede, d’altro canto, altri settori giovanili eccellere con i propri prodotti. Ultimi, ma non per importanza, Gagliardini, Conti e lo stesso Grassi all’Atalanta, o Donnarumma e Locatelli in quel di Milano.

Tra le cause di questa crisi la mancanza di strutture adeguate, l’assenza di contatto, o quasi, tra prima squadra e giovanili. Gli effetti del lavoro di Grava comunque cominciano a vedersi, Cristiano Giuntoli segue con attenzione l’intero settore giovanile e l’obiettivo è quello di non farsi scappare i campioni del futuro, sebbene coloro che hanno un contratto da professionisti, finora, sono solo tre: Antonio Negro, Basit Abdallah e Gianluca Gaetano, il più giovane mai messo sotto contratto nell’era De Laurentiis. 

A questo proposito, sul Mattino, è stato intervistato Vincenzo Montefusco, ex giocatore azzurro ed allenatore delle giovanili tra il 1995 e il 1999. Di seguito le dichiarazioni più importanti, sottolineate dalla nostra redazione: “All’epoca vennero fuori giocatori di valore, come i Floro Flores e i Cannavaro di turno. Oltre ad Insigne, mi sembra, non ci sono giocatori prodotti dal vivaio che giochino stabilmente in prima squadra. Oggi manca la mentalità: si dovrebbero creare le basi per le giovanili, io all’epoca con tanti problemi riuscivo a monitorare tutto. A Napoli oggi mancano gli investimenti giusti: ai miei tempi Roma e Lazio avevano già grandi strutture, e poi hanno raccolto i frutti. Non basta investire sulle strutture, ma anche sugli istruttori”.  

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