Alla vigilia della gara era il risultato che tutti avrebbero voluto evitare: pareggio scialbo contro una squadra che non aveva più nulla da chiedere alla competizione europea. Il Napoli ha fallito un importante match point che il Benfica aveva offerto alla squadra di Sarri, impattando per 3-3 sul campo del Besiktas. Gli azzurri sarebbero volati al primo posto nel girone evitando calcoli superflui nell’ultima sfida nella bolgia del Da Luz di Lisbona, mentre adesso sono tre le squadre che possono giocarsi il primato del girone.
SQUADRA SCIUPONA E ABULICA
Analizzare le statistiche può aiutare a capire quanto la Dinamo fosse in campo senza mordente. Nessuna conclusione è arrivata nell’arco dei 90′ nella porta di Reina, a fronte delle 5 volte in cui gli azzurri hanno inquadrato quella di Rudko (17 le conclusioni totali per gli azzurri). Hamsik (5 tiri) e Gabbiadini (4) i giocatori che più di ogni altro hanno provato a far breccia nella difesa ucraina.
Ciò che però balza più agli occhi è che il Napoli, pur con l’attenuante di non avere un centravanti di ruolo in campo, non occupa la zona centrale della trequarti (vedi immagine) e predilige sempre l’azione manovrata dalla fascia. Se il sempreverde Callejon o lo stesso Insigne non girano al massimo, la squadra ne risente, perché non ha un arma diversa per colpire l’avversario.
NUMERO SPROPOSITATO DI CORNER, MA NESSUN PERICOLO
Nelle stagioni passate, anche quando guidava l’Empoli, l’arma in più di mister Sarri sono sempre stati i corner. Quando la gara non si sblocca, contro avversari tignosi e duri a capitolare, il calcio d’angolo è sempre stato l’asso nella manica delle squadre del tecnico toscano; sempre ma non stasera.
Il dominio in questa statistica è stato iperbolico: 17 i corner azzurri, contro i 2 della Dinamo. Eppure nulla, mai un pallone anche solo spizzato con pericolosità, mai alcun giocatore a rimorchio a limite dell’area per raccogliere eventuali respinte.
Il dominio territoriale della squadra azzurra è stato dunque totale, ma allo stesso tempo è stato sterile e mai pericoloso.
Una menzione speciale ad Insigne che fa non uno, ma due passi indietro rispetto ad Udine: avremmo parlato di un’altra gara se al 23′ non scivolasse malamente in area, dopo la palla geniale di Mertens.