Maurizio Sarri ha torto. Questa, a quanto pare, è l’unica asserzione che mette tutti d’accordo nel marasma di polemiche innescato dal pareggio con la Dinamo Kiev. Deludente, per giunta, se confrontato alle alte aspettative dei tifosi. Con una combinazione di risultati il Napoli avrebbe potuto trascorrere la notte agli ottavi, con la consapevolezza di aver messo il peggio alle spalle.
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MAURIZIO SARRI: “PAREGGIO O VITTORIA? LA STESSA COSA”
Logico attendersi, contro il fanalino di coda del girone, una vittoria in scioltezza, quei tre punti che nell’ultimo mese e mezzo sono arrivati a singhiozzo. Crotone, Empoli ed Udinese: le uniche tre vittorie da inizio ottobre ad oggi. Poco, pochissimo. Il Napoli s’è inceppato tempo fa, complice un allineamento di fattori negativi che hanno causato un crollo verticale nei risultati. I tifosi non nascondono il proprio malumore: solo con i risultati, d’altronde, si ristabilisce l’idillio di un rapporto tra piazza e squadra. Concetto che Sarri, forse, non ha metabolizzato del tutto. Per questo quando l’allenatore sostiene (QUI LE DICHIARAZIONI) che con la Dinamo Kiev “vincere o pareggiare sarebbe stata la stessa cosa” termina in fallo.
No, vittoria e pareggio non sono uguali. Né tanto meno simili. Sono concetti diametralmente opposti: c’è il trionfo, l’urlo di gioia, la ricompensa al termine della lotta da una parte. C’è la mediocrità, la capacità di accontentarsi e – in gergo partenopeo – di arrangiarsi dall’altra. E in una piazza che nell’ultimo periodo non ha un ottimo rapporto con la vittoria, accontentarsi non è un’idea saggia.
PAREGGIO E VITTORIA, LE DIFFERENZE
La differenza tra vittoria e pareggio sta, soprattutto, nel rispetto dovuto ai tifosi: attendevano una vittoria che al San Paolo ormai manca da un mese (e in Champions da due), speravano in una qualificazione anticipata e si sono ritrovati – ancora – con un pugno di mosche in mano. Fischi leciti, se lo spettacolo non è gradito. No, agli occhi dei tanti bambini che affollano il San Paolo il pareggio non può valere come una vittoria. Affermare il contrario – e questo è il dato di fatto più doloroso – è sinonimo di una mentalità provinciale che il buon Maurizio non si è ancora scrollato del tutto.
E poi c’è un fattore puramente economico: la Uefa valuta le vittorie 1,5 milioni, il pareggio 500 mila euro. Una differenza piuttosto considerevole secondo le logiche del bilancio. Anche in virtù d’un mercato di gennaio che si erge a speranza dei tifosi: c’è da spendere, da far vestire l’azzurro ad un centravanti che possa infiammare i desideri del popolo.
No, vittoria e pareggio non sono concetti accomunabili. Sarri ha commesso una gaffe, si è reso protagonista di un’uscita infelice che l’ha messo (o lo metterà) in cattiva luce. Un modo per mettere tutti nuovamente d’accordo c’è: vincere. Senza accontentarsi di un pareggio mediocre.
Vittorio Perrone