Reina 6: Pepe ha scaldato i guantoni contro l’Inter. Li ha scaldati con l’affetto e l’amore dei napoletani, emozioni che mancavano da un po’. In terra lusitana Josè amministra la sua difesa, organizza bene l’assetto e ricarica il joystick di Koulibaly ed Albiol. Pregevole e guardinga la respinta su Jimenez.
Hysaj 6,5: Sprinta dai primi minuti, fare la spalla di Callejòn non è un mestiere facile. Dal canto suo lo spagnolo gli porge una bella mano anche quando c’è da guardarsi le spalle. Insieme fanno una bella coppia, si muovono quasi all’unisono. Catena collaudata, meccanismo operaio perfetto. Lui tiene a bada i suoi dirimpettai, torna ai fasti dell’anno scorso. I fantasmi d’inizio stagione sembrano far parte del passato.
Albiol 5: Attento e preciso, come il compagno Koulibaly. Tutto da ordinaria amministrazione, il Benfica nella ripresa smette di essere pericoloso e lui bada al sodo. Poi il patatrac: con il Napoli in totale controllo apparecchia la tavola a Jimenez. L’attaccante del Benfica scarta il regalo di Natale anticipato e riapre la partita.
Koulibaly 6,5: Preciso e coordinato nel primo tempo, ribadisce colpo su colpo. Il Benfica s’affaccia a tratti, cerca di sondare il territorio. Lui risponde picche: s’eleva nel secondo tempo ad agnello sacrificale, ergendosi per respingere una serie di conclusioni dal limite. Soffre poco, copre bene. È un top player conclamato.
Ghoulam 6,5: Lo smalto c’è, la corsa anche. Caparbio nel tenere una palla e servirla a Callejòn. Sì, in fase offensiva è una spina nel fianco, talvolta sorprende l’irruenza con cui fa breccia sulla fascia sinistra. Dietro, però, cominciano i problemi: per un po’ si balla. E non un ballo piacevole agli occhi, sia ben chiaro. Perde qualche duello, commette alcune leggerezze. La ripresa, però, è tutta d’una musica diversa. E piacevole alle orecchie, per giunta. Copre meglio, soffre poco, spinge tanto e bene.
Allan 6,5: Atteggiamento da top, grinta da leone al servizio dei compagni. Inizia con il piglio giusto, s’intestardisce talvolta eppure lo fa a fin di bene. Impreciso ma combattivo, cuordileone fino all’ultimo. Nel secondo tempo carica a testa bassa, accompagna l’azione. Il Napoli attacca in massa come una testudo romana, lui è l’ariete che tenta la manovra di sfondamento.
Diawara 5,5: La carta d’identità gli fa pagare un conto salato. Ha 19 anni eppure aveva mostrato una personalità da grande. Quasi come se proprio quella carta d’identità mentisse. E invece gli anni emergono tutti nel primo tempo portoghese: troppe leggerezze, imprecisioni che potevano costare carissime. Risulta lento anche a liberarsi del pallone. Nella ripresa cresce notevolmente: sorprendente il modo di rimediare agli errori.
Hamsik 7: Il capitano veste l’abito delle grandi occasioni, quello del centrocampista completo. Rattoppa, difende, aiuta Ghoulam e spalleggia Insigne. Tenace quando s’allarga in copertura, pregevole quando si accentra per impostare. Sembra una luce in un mare notturno, un punto di riferimento, modello a cui i compagni si ispirano con riverenza. (Dal 72′ Zielinski 6: Duttilità da vendere. Si piazza a sinistra in ruolo non suo. Se ne impadronisce con caparbietà e grinta. Risorsa).
Callejòn 7,5: Pendolino tuttofare. Ormai è scontato, a tratti banale, definire con aggettivi noti a noi comuni mortali il suo lavoro. Coltellino svizzero pronto all’utilizzo universale. Dove lo metti sta, potremmo dire. Attacca con grinta e caparbietà, difende con le stesse qualità in supporto di Hysaj. Grida vendetta la straordinaria palla servitagli da Insigne. Sarà stato il rimbalzo della sfera, forse una decisione del fato: occasione sciupata. Poi, però, il riscatto: imbucata centrale e scavetto delizioso. Una perla, un patrimonio dell’Unesco. Alieno.
Gabbiadini 6: Progressi confermati. Gabbia c’è, fa parte del gioco del Napoli. Non sembra più un corpo estraneo. Ha impiegato un po’ di tempo ma finalmente ha trovato la quadratura del cerchio. I movimenti del centravanti ci sono, le occasioni fioccano ma la sfortuna lo attanaglia da ormai troppo tempo. Ederson gli risponde picche nel primo tempo: peccato, l’incursione era da manuale. Merita il goal, lo troverà. (Dal 57′ Mertens 7,5: Entra e lascia il segno. Una traccia indelebile che il Benfica difficilmente cancellerà. Imbucata straordinaria per Callejòn, lo spagnolo ringrazia ma non grazia Ederson. Poi il goal, con i difensori lusitani ubriacati e il portiere Ederson ancora alla caccia di quella traiettoria. Sarri l’aveva anticipato: serviva una persona in grado di capovolgere l’inerzia della partita. Piacere, Dries: avete chiamato?)
Insigne 7: Sentenza definitiva, è tornato. Ha impiegato del tempo ad ingranare tra fischi e mancanza di fiducia. Poi, però, s’è ridestato e s’è ripreso Napoli con un colpo di Stato. E non è solo classe: al Da Luz c’è da lottare, e lui lo fa. C’è da coprire, e lui lo fa, assistendo Hamsik e Ghoulam. C’è da impostare, e lui s’abbassa e illumina. Splendida la palla per Callejòn. Per il resto fa tanto e fa tutto bene. Sostanza e qualità. (Dall’81’ Rog 6: Entra con il piglio giusto e la grinta necessaria. Minuti nelle gambe, manna dal cielo in questo periodo. È – e sarà – un’arma bianca per questo Napoli ricco di risorse. Marko c’è).
Sarri 7,5: C’è tutto il Sarrismo contenuto nella vittoria del Da Luz. Ma si tratta di un Sarrismo 2.0: perché il Napoli palleggia e incanta, certo, ma fa suo anche quel cinismo mancato sino ad oggi. È una squadra spietata, dalla verve artistica e al contempo pratica. È un Napoli bello, da lacrime d’emozione, smarrito e ritrovato. È, soprattutto, un figliol prodigo tornato al punto d’origine dopo aver sperimentato la crisi. Mister Maurizio aveva anticipato il canovaccio: una partita da settanta minuti e una da venti. E, soprattutto, s’è rivelato profetico: aveva annunciato l’utilità di un calciatore pronto a cambiare l’inerzia della gara, l’ha trovato in un Mertens superlativo.
Articolo modificato 7 Dic 2016 - 00:16