Due stagioni, una promozione nel 2000 ed un posto nei tifosi del cuore del Napoli. Questo è il professore, al secolo Francelino Matuzalém. Il calciatore brasiliano, oggi in forza al Monterosi in Serie D, ha rilasciato una lunga intervista ai colleghi di gianlucadimarzio.com, parlando anche della sua esperienza in azzurro. Ecco le sue parole, raccolte dalla nostra redazione.
ADOLESCENZA DIFFICILE
“Il calcio mi ha salvato la vita: se non fossi diventato calciatore oggi sarei in carcere, lo dico e lo ripeto. Alcuni amici con cui sono cresciuto hanno fatto una brutta fine, altri sono in galera. Ho persino tatuato il nome di uno di loro, è una questione di rispetto”.
APPRODO A NAPOLI
“Devo dire che il mio idolo è sempre stato Romario. Arrivato in Italia andai a Parma, ma venni girato subito al Napoli. All’inizio non è stato per niente facile, volevo andarmene; chiamavo mia madre, ripetendole che sarei tornato in Brasile, ma lei si è opposta. Mi disse che avrei dovuto pensare al mio sogno e restare lì: ancora oggi la ringrazio per quanto ha fatto per me, è stata fondamentale nella mia vita”.
MISTER NOVELLINO ED ANEDDOTI
“Novellino è stato come un padre per me, mi capiva come pochi. Addirittura mi veniva a prendere a casa perché mi dimenticavo degli allenamenti, non avevo capito com’era la vita in Italia. Io ero abituato al Brasile. A proposito, quando eravamo in pullman prima di andare allo stadio io cantavo e ballavo sempre; tutti però mi dicevano di stare in silenzio, ma non li capivo. Ero abituato alla samba. A Napoli mi vogliono ancora bene, ho bellissimi ricordi. Quando sono arrivato non avevo proprio idea di dove fossi: andai dal direttore sportivo, chiedendogli quando avremmo sfidato Inter, Juve e Milan. Il problema era che eravamo…in Serie B. In ogni città in cui sono stato ho lasciato il segno: con il Napoli segnai contro l’Inter e vincemmo 1-0, cosa che non succedeva da tempo”.