Estate del 2007, il principio di una rifondazione. Due giovani talenti, un classe ’85 e un classe ’87 presentati come tasselli importanti di un nuovo corso. A fare da cornice l’ala protettiva di Pierpaolo Marino, deus ex machina del ritorno del Napoli nel calcio che conta. E se per Ezequiel Lavezzi, dopo momenti indelebili, le sirene provenienti dalla Tour Eiffel avrebbero rappresentato una tentazione troppo forte. Per lui, Marek Hamsik, il destino avrebbe serbato in dote una storia ben diversa alle pendici del Vesuvio. Icona, bandiera, simbolo. Tutti appellativi che alla lunga saranno troppo stretti sulle spalle di questo slovacco mutato in napoletano d’adozione. Dieci anni in azzurro raccolti in sei immagini emblematiche, con un futuro ancora tutto da scrivere.
Questa sarà la decima stagione di Marek con la maglia azzurra, con la quale ha collezionato gioie e dolori, qualche trofeo e, infine, la meritata fascia da capitano. Potremmo scrivere panegirici infiniti sul numero 17, giocatore fantastico, come evidenziato dalle 104 reti in 424 presenze in azzurro, macinando record su record. Ma lo stesso, vale, per il giudizio sull’uomo oltre il rettangolo di gioco. Le persone ricordano la cresta, il goal alla Juventus in finale di Coppa Italia ma è bene ricordare anche l’altra faccia del capitano azzurro.
Le iniziative benefiche per i ragazzini slovacchi e napoletani sono numerose, come dimenticare le sue foto con i clown all’ospedale Sant’Anna di Caserta. Il modo migliore però di celebrare il capitano sembra essere quello delle immagini, immagini che rimangono indelebili nella memoria dei tifosi e degli appassionati di calcio. Perché Marek Hamsik non è solo un patrimonio del Napoli, ma un patrimonio del calcio intero.
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Articolo modificato 8 Dic 2016 - 21:36