Per alcuni calciatori il destino è strano, strano forte. C’è chi fin da subito diventa decisivo, chi deve carburare prima un poco e chi è determinante subentrando dalla panchina. Dries Mertens sa bene che significa. Conosce la sensazione che si ha dentro quando si vuole spaccare il mondo e non ci sono le giuste occasioni per dimostrarlo. Ma lui le armi per fare la differenza le ha tutte. Il suo goal contro il Benfica è stato un mix di classe, intelligenza e caparbietà. Sì, perché il belga ha tanta voglia di mettere in luce il suo valore, quel valore che troppo spesso resta ancorato ad un panchina.
Domani a Cagliari, con ogni probabilità, il folletto azzurro scenderà in campo dall’inizio. Quella contro i rossoblù è una partita importante per restare aggrappati al treno scudetto e scalare posizioni in ottica europea: ma non è solo questo per Mertens. Giocando bene dal primo minuto potrebbe finalmente scrollarsi da dosso quell’identikit di giocatore decisivo a partita in corso, che potrebbe pure andare bene per carità, ma non per un talento come lui. O meglio, non per chi ha tutte le caratteristiche per emergere come giocatore decisivo sempre.
Primo tempo o secondo tempo, inizio o fine del match: non fa differenza. L’occasione è di quelle ghiotte per dare continuità ad una serie di prestazioni più che convincenti. Il cuore non manca, la classe neppure e nemmeno la voglia di fare. Ergo: quest’ultima non deve, però, diventare voglia di strafare. Altrimenti si rischia di cadere, di innervosirsi – come accaduto nell’episodio dell’ammonizione contro l’Inter – e di finire in modo opaco l’incontro. Bisogna avere l’atteggiamento giusto, perché con tranquillità e spirito di squadra il ragazzo può far capire che il suo posto è inamovibile nello scacchiere del mister.
Parafrasando il celebre film di Muccino, e sostituendo a Will Smith l’interprete dell’attacco di Sarri, si può parlare della sua personalissima “ricerca della continuità”.