Il futuro è ora. Calcoli, previsioni e voli pindarici lasciano il tempo che trovano. Gli ultimi dieci giorni del Napoli lo raccontano perfettamente. Appena dopo la gara contro il Sassuolo si parlava di una squadra in crisi, di un giocattolo rotto e un allenatore in totale confusione. Da lunedì, dopo la pesca senza cuore dello stimatissimo Ruud, qualcuno ha addirittura azzardato speranze vive nella sfida al Real Madrid. Proprio loro, i galacticos. E quel Santiago Bernabeu che deve sparire dalla mente dei calciatori azzurri nei prossimi due mesi. Come dovrebbe sparire dalla nostra la capacità di emettere sentenze sempre troppo avventate.
Inter, Sassuolo e Cagliari. 10 reti all’attivo e solo una, seppur sciagurata, subita. Qualificazione agli ottavi di Champions e riagganciato il treno delle prime in campionato. Con la difesa che ancora vacilla e con Mertens che, all’improvviso, oltre ad essere falso nueve è diventato anche un falso problema. Anzi, un vero e proprio fattore. Spingendo l’attacco attuale ad avere un bottino di marcature superiore a quello dell’anno scorso alla 16esima giornata. Con Higuain. Curioso no? Sarebbe il caso, quanto meno, di riaggiustare il tiro delle polemiche. Questa squadra non ha mai smesso di giocare il suo calcio, malgrado gli ostacoli creati dalla progressiva perdita di un attaccante di peso. E’ mancata la freschezza fisica, l’entusiasmo e quella cattiveria grazie alla quale nessun traguardo può definirsi precluso. Le idee no, quelle non sono mai affondate. Occorrerebbe aggrapparsi alle proprie certezze anche nei momenti meno fortunati. Invece si è preferito sparare a salve su un intero progetto. Nessuna meraviglia. Non sarà certo l’ultima volta.
Il Real, dunque, alla finestra. Sogno e terrore di ognuno di noi, inutile negarlo. Perché poteva andarci meglio, per ovvie ragioni. Ma come ci si può sottrarre al fascino di un appuntamento a lume di candela con la storia? Il vero tifoso partenopeo non può non versare una lacrimuccia ripensando al fango dei campi di serie C e alla fatica immane per la riconquista di una poltrona tra i grandi. Al di là dell’aspetto romantico, però, è utile stropicciarsi gli occhi e focalizzarsi sul mondo conosciuto. Solo il tempo ci dirà se saremo una comparsa tinta d’azzurro nel candore blanco del teatro madrileno o se almeno lasceremo un segno tangibile. Ma quello sarà un altro Napoli, con un attaccante “tradizionale” e uno di ritorno dal purgatorio. Fino ad allora testa e gambe devono virare sull’obiettivo campionato, il nostro autentico campo d’azione. Perché le fiabe durano un paio di notti incantate. All’alba c’è il Belotti di turno a tirarti giù dal letto per rincorrerlo.
Maurizio Sarri sarà il termometro del nostro senso della realtà. Lui dovrà essere il primo a non farsi ingolosire dal pensiero di quell’attesissimo 15 febbraio. Lui che ha battuto ancora una volta le malelingue, anche se faticando più del solito. Il Napoli visto al Sant’Elia è vicino alla perfezione. Un cocktail di concentrazione, intensità, palleggio e cinismo. Ma la perfezione non esiste ed è da stolti perseguirla. La sua fantastica creatura, o alcuni dei suoi folletti magici, avranno giornate negative o semplicemente non sapranno esprimersi al 100%. Lì, dove la ruota sarà incastrata, è determinante continuare a macinare grano e punti. Juve e Roma mostrano come sia possibile restare lassù pur non essendo tra le stelle più brillanti. Ma l’arte di arrangiarsi nasce a casa nostra. E allora, a pochi respiri dal Natale, è giusto rispettare le tradizioni.
Ivan De Vita
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