Il lavoro sottotraccia paga sempre. E quello da settore giovanile va fatto nell’ombra, nell’oscurità mediatica che favorisce la crescita di un ragazzo. Lathe biosas, vivi di nascosto, fai – in generale – di nascosto. Poi, solo in seguito, raccogli i frutti. Lì, allora, sarà il momento di riscuotere la meritata ricompensa. E che ricompensa! Ernesto Apuzzo ha vissuto due anni piuttosto movimentati sulla panchina della Primavera Napoli. Lui sì che ha conosciuto il lavoro sottotraccia. E sì, soprattutto, che ha sperimentato il sapore della ricompensa. E se non fosse riuscito ad impartire i giusti consigli ad Insigne? L’allenatore delle giovanili, in fondo, deve saper pesare parole e gesti: “Con i giovani può rivelarsi difficile, puoi anche fare dei danni. Devi essere preparato a livello psicologico e rivelarti un buon padre di famiglia”. Trasformare dei ragazzi in uomini non è facile insomma. Sembra un lavoro per supereroi. Di nascosto, ovviamente.
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E non c’è solo Insigne nella truppa allenata da mister Apuzzo: “Maiello, Ciano, Sepe, Izzo, Giannone, anche Trotta per un po’ di tempo. Era un periodo dove c’erano abbastanza talenti, abbiamo fatto un buon lavoro per farli crescere”. Armando Izzo, forse, rappresenta il rimpianto più grande: “Non è che il Napoli non ci abbia creduto, cercava calciatori pronti all’uso e affermati. Izzo ha trovato a Genova il suo habitat naturale dopo Avellino. Fece un gran bel campionato, è approdato in Serie A ma il Napoli ha fatto altre scelte. Merita, è una realtà del calcio italiano ed è stato in Nazionale. Ha carisma e carattere”.
E che risultati con quella Primavera! Una final eight conquistata ed un’eliminazione, purtroppo, bruciante. A posteriori c’è tanto da rimuginare: il Napoli avrebbe potuto conquistare quel campionato. “Abbiamo raggiunto i play off, siamo usciti alle final eight con il Genoa di El Shaarawy che fatturava milioni a livello di settore giovanile. Purtroppo a Genova in quindici minuti andammo nel pallone, loro meritarono la vittoria. Fu bruciante perché il campionato lo vinse il Palermo che era alla nostra portata”. Rimpianto sì, eppure con qualche rivincita: “Insigne è diventato un campione, Maiello e Sepe militano in Serie A. Mi hanno dato molte soddisfazioni”.
Ad oggi sembra un idillio perduto nel tempo. Roba vecchia, replicabile con un’impresa. La Primavera d’oggi è solida, le basi ci sono. E non mancano le caratteristiche da migliorare, perfezionare. E non mancano, soprattutto, i problemi: “La carenza del settore giovanile sta nelle infrastrutture. A differenza degli altri anni, però, ci si sta attrezzando, Grava sta facendo un buon lavoro in questo ambito. La voglia di crescere si vede, con altri investimenti si potrebbero raggiungere risultati importanti. Noi giocavamo a Marano prima e Palma Campania poi, oggi c’è una base a Sant’Antimo”.
Questione di progressi, questione di crescita. Di nascosto, però. Lathe biosas: poi goditi la ricompensa.
Vittorio Perrone (@pervi97)
Articolo modificato 17 Dic 2016 - 16:13