Gli applausi scrosciano dalla folla festante. Non fa niente, se lo spettacolo fosse andato storto, comunque il battimano fragoroso avrebbe accompagnato l’uscita di scena degli attori. Perché non si tratta di attori comuni: sono idoli, modelli da imitare per i bambini che giocano a calcio per la strada, con la cresta da capitano. Gli attori sono i calciatori del Napoli, per inciso. E il sipario che cala, tra gli applausi della platea, è l’anno solare che volge al termine. Tempo di bilanci, tempo di pagelle. Un secondo posto, un’eliminazione ai sedicesimi di Europa League, un record battuto (il nome di Higuain dice qualcosa?), e uno storico ottavo di Champions conquistato. Ecco il pagellone dei difensori:
KOULIBALY 7,5: Le sirene di mercato suonano fastidiosamente. Echeggiano in lontananza ma talvolta, con l’incedere del tempo e delle partite, s’avvicinano in modo pericoloso. Chelsea, sì, ma non solo: in tanti vogliono accaparrarsi Kalidou. Che, a suon di prestazioni positive, s’è imposto tra i migliori difensori d’Italia. Sempre in anticipo, imperioso quando limita l’avversario. Di muscoli e potenza, ma anche d’intelligenza acquisita nel corso del tempo. Kalidou è cresciuto tanto, ha coronato la sua innata esplosività con maturità e consapevolezza. La sua assenza si è fatta sentire contro il Torino (goal incassati tre) e peserà quando saluterà per partire. Destinazione Coppa d’Africa, per ora. Poi, però, sarà un’impresa trattenerlo in estate.
ALBIOL 6,5: Ombre, luci, luci, ombre, poi ancora luci e ancora ombre. Certo, ha l’esperienza da centralone navigato, il piede di chi sa impostare. Determinante in diverse situazioni, leader senza macchia e senza paura nella passata stagione. Quella di una difesa che si era ritrovata dopo il buio. E che, ad oggi, è tornata a ballare sguaiatamente. Sei goal subiti nelle ultime due (!) gare del 2016 sono tantissimi. E pensare che al suo ritorno, il Napoli aveva confezionato due clean sheet. Sembra proprio il caso di ritrovare la retta via: lo chiedono a gran voce i napoletani, lo reclama in modo subliminale il bel gioco di Sarri, sporcato dalle amnesie difensive. Raul, torna ad essere Raul.
CHIRICHES 6,5: Sufficienza piena e meritata. Vlad è l’uomo in più, quello da chiamare in causa quando c’è da far rifiatare i titolari, quando c’è da sopperire a squalifiche, infortuni o imprevisti. Ed è sempre presente, risponde con attenzione, ribatte colpo su colpo, anticipa e rammenda. L’emblema di un’affidabilità che aveva perso con il Chievo (regalando il pallone a Rigoni) e aveva ritrovato pochi minuti dopo, segnando e facendosi perdonare. Il vizio del goal non l’ha perso: in questo campionato è a quota due, dopo aver abbattuto l’Empoli ha punito anche il Torino. Sì, è proprio l’emblema dell’affidabilità. Sarri sa di poter contare su di lui e non a caso l’ha preferito – a ragione e malgrado le logiche di mercato – a Maksimovic.
MAKSIMOVIC 5,5: Non è una bocciatura, sia chiaro. È solo che vorremmo avere qualche occasione per valutarlo meglio. La spesa sostenuta per portarlo a Napoli è stata imponente (oltre i 25 milioni) e il corteggiamento estenuante. Tra rifiuti, giochi al rialzo e presunti tradimenti (Mihajlovic ha ancora il dente avvelenato) è arrivato in Campania tra speranze ed aspettative ancora da rispettare. Bene con il Benfica, meglio con il Crotone (primo goal in maglia azzurra), da rivedere con il Besiktas (ingenuo il fallo di mano da rigore). Poi è finito in panchina per un periodo prolungato, relegato tra le riserve come un rincalzo qualsiasi. E a ragione di Maurizio Sarri: a Firenze, entrato al posto dell’infortunato Chiriches, è andato in tilt tra Bernardeschi e compagni. Serve altro, serve – soprattutto – l’anno nuovo.
TONELLI S.V. Oltre dieci milioni investiti e zero apparizioni. I problemi fisici lo hanno condizionato in avvio di stagione, vero, ma ora ha recuperato del tutto. Si è destreggiato bene con i ragazzi della Primavera a Milano, eppure il campo – insieme ai grandi – resta un miraggio.
REGINI S.V. Arrivato nel mercato anonimo di gennaio, è sceso in campo una sola volta: ultima giornata, Napoli-Frosinone, a risultato (4-0) già acquisito.
HYSAJ 6,5: Di spinta, di lotta, di amministrazione. Tre modi di interpretare il ruolo per il giovane albanese. Certezza della difesa del Napoli, incertezza in ottica futura. Il procuratore qualche frecciatina l’ha lanciata, tra presunti interessamenti tedeschi e clausole rescissorie. Ah, la sua si aggirerebbe intorno ai 50 milioni. Cifra lecita, se desse continuità alle prestazioni dello scorso anno. Cifra astronomica, se le premesse sono quelle di avvio stagione. Ora, però, sembra aver ritrovato la retta via.
GHOULAM 6,5: Altra grande certezza. Di terzini come lui, in giro (almeno in Italia) ve ne sono pochi. Lui ricopre il ruolo a spron battuto, prediligendo la fase offensiva a quella arretrata. Duetta alla perfezione con Mertens o Insigne: i movimenti sono collaudati. Qualche amnesia là dietro: paga dazio (sul fattore voto) sugli errori clamorosi a Torino. Bonucci e Higuain ringraziano ancora. Ha da crescere tanto, eppure la sua assenza – causa Coppa d’Africa – peserà tanto.
MAGGIO 6: Da dimenticato a rincalzo. Il 2016 di Christian Maggio è frutto di un’indecisione costante sul futuro. Avrebbe dovuto salutare al termine di una stagione trascorsa interamente in panchina, ma sarebbe stato un colpo troppo duro verso i suoi otto anni in maglia azzurra. Poi, però, Sarri l’ha rivalutato nelle giornate di Dimaro. Tornato, si è messo a disposizione come rincalzo più che valido. Tornerà utile da febbraio in poi.
STRINIC 6: Un Chiriches in piccolo. Lui c’è, non sempre attentissimo eppure quando chiamato in causa risponde presenze. Riserva di Ghoulam con caratteristiche diverse, copre bene e attacca quando può. È un gregario d’affidabilità, compie i ruoli con dovizia e impegno. Mai una parola fuori posto, anche quando impiegato meno.
Articolo modificato 25 Dic 2016 - 01:50