Gli applausi scrosciano dalla folla festante. Non fa niente, se lo spettacolo fosse andato storto, comunque il battimano fragoroso avrebbe accompagnato l’uscita di scena degli attori. Perché non si tratta di attori comuni: sono idoli, modelli da imitare per i bambini che giocano a calcio per la strada, con la cresta da capitano. Gli attori sono i calciatori del Napoli, per inciso. E il sipario che cala, tra gli applausi della platea, è l’anno solare che volge al termine. Tempo di bilanci, tempo di pagelle. Un secondo posto, un’eliminazione ai sedicesimi di Europa League, un record battuto (il nome di Higuain dice qualcosa?), e uno storico ottavo di Champions conquistato. Ecco il pagellone dei portieri:
REINA 6: Il lider maximo del reparto arretrato era tornato in grande stile dopo l’anno al purgatorio (pur ricco di successi) del Bayern Monaco. E, soprattutto, l’anno di incertezza tra i pali azzurri. Poi le gerarchie ritrovate: merito di Reina, che le ha stabilite una volta tornato a casa. La sua napoletanità è vanto per la tifoseria, eppure c’è una verità scomoda che s’è palesata nel corso dell’anno solare. La carta d’identità non è più verde e le montagne russe che ha attraversato lo dimostrano. C’è la gara straordinaria, da incorniciare, e c’è il classico errore che manca di rado. Imprevedibile Pepe. Incorreggibile Pepe. Forse da queste parti lo si ama proprio per questo. Epperò c’è già da pensare al futuro.
GABRIEL 5: 2016 da dimenticare sportivamente. Una sola presenza, e persino sciagurata. Ad Udine l’incubo si palesò al termine dopo un primo tempo di straordinari. Attento in respinta, perfetto sul calcio di rigore parato a Bruno Fernandes e nel neutralizzare la ribattuta di Felipe. Poi, però, lo spettro di Duvan Zapata. Certo, il retropassaggio di Ghoulam fu quasi perfido, l’aggancio del portiere brasiliano sciagurato, l’uscita spericolata ancor più dannosa. Porta sguarnita, cross e incornata di Duvan Zapata. L’ultima apparizione di un 2016 che lo ha ricondotto al Milan, alle spalle di Donnarumma.
RAFAEL S.V. L’eroe di Doha si è fermato lì. 2015 da accantonato, 2016 trascorso completamente tra panchina e mugugni. La voglia di giocare c’è, la possibilità scarseggia. Qualche apparizione in amichevole, zero – invece – in gare da tre punti. Quasi un fantasma in quel di Napoli. Talvolta le telecamere lo colgono in panchina. “Chi sarà mai?” domanda qualcuno.
SEPE S.V. Il 2016 è nato male ed è terminato peggio. La bagarre per lo scarso impiego lo ha costretto a guardare dalla tribuna i compagni della Fiorentina. Paulo Sousa gli ha preferito nelle gerarchie persino il ’95 Lezzerini. Un’uscita infelice che, malgrado le scuse, ha pregiudicato l’intero operato stagionale. Il ritorno a Napoli da figliol prodigo è stato accolto – da lui e dal suo entourage – da speranze e promesse mai mantenute. Qualche presenza in amichevole, poi nulla. Le certezze acquisite ad Empoli sono crollate nel giro di 366 giorni.
Articolo modificato 25 Dic 2016 - 01:49