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Editoriale

Napoli, la carica dei desaparecidos

Nascosti in soffitta. Svenduti al mercato nero. Rapiti dagli alieni. Le seconde (o meglio terze) linee della rosa azzurra hanno peregrinato a lungo nei labirinti della mente sarriana. Specchi a due tocchi, diagonali, triangoli, difesa alta, pressing sul portatore di palla. Sembrava non esserci via d’uscita. All’improvviso, al sorgere dell’anno nuovo, ricompaiono dall’ingresso principale come se nulla fosse accaduto. Come se tutto il mormorio che li ha accompagnati in questi mesi sparisse di colpo. Due notti. Ci sono volute due notti da tranciare con l’irruenza delle loro urla. Critiche, sofferenze, malintesi, voglia di dimostrare il proprio valore. Tutti insieme nel ruggito: “Ci siamo anche noi!”. Ora tornare a segregarli in una stanza buia sarà impresa ardua.

Strinic-Tonelli sabato scorso contro la Samp. Rog-Giaccherini a spazzare via lo Spezia dalla Coppa Italia. Dirompenti, decisivi. Altro che desaparecidos. Per chi avesse ancora dubbi sulla qualità dell’organico partenopeo e su di una crescita lapalissiana; per chi ama il disfattismo e porta avanti la tesi dei 90 milioni incassati nell’affare Higuain “sprecati” senza alcun piano; per chi attende Sarri ad ogni mezzo passo falso per elencare tutti i suoi limiti (forse per incapacità di fare lo stesso con i suoi pregi). A tutti gli amanti della cattedra senza studenti, cito il centrocampo andato in scena a Fuorigrotta per gli ottavi di Coppa Italia: Zielinski, Diawara, Rog. Qualità, potenza, fantasia, inserimenti, velocità, geometria, assist, gol. Non basterebbe uno shaker per miscelare tutti questi ingredienti. Tutti ruotano attorno alla soglia dei 20 anni, nessuno li dimostra davvero. Investire sul futuro è l’unica arma per abbattere la concorrenza a sei zeri.

Giovani e talentuosi, dunque. Marko Rog è un classe ’95, ma ha già esordito e segnato con la maglia della nazionale croata. A Napoli è giunto con un po’ di ritardo sulle tempistiche e da lì l’affannosa rincorsa ad un posto da titolare. Oggetto misterioso ma non sconosciuto. Chi l’ha visto in azione ha sempre esaltato le sue capacità da incontrista e incursore. Difficile immagazzinare in tempi brevi le lezioni del maestro Sarri. La sua inattività ha addirittura spazientito De Laurentiis che ne sollecitava l’utilizzo a mezzo stampa. Fino al debutto con ovazione ironica del San Paolo contro l’Inter. Ieri la prima da 90’ e tanti buoni segnali. Qualche affanno fisiologico e un paio di leggerezze, ma in una formazione sperimentale erano da mettere in conto. La caratura tecnica c’è e si vede, un ottimo vice-Allan come spesso indicato dallo stesso allenatore. Caparbietà, gamba, coraggio e concretezza nell’azione conclusa con l’assist per Gabbiadini. Rog esiste, non è una caricatura. La consistenza si può apprezzare al tatto. Argento vivo.

Non solo scolaretti ancora in divisa. C’è anche chi la maturità l’ha raggiunta da tempo. Anzi, deve spesso combattere con chi lo ritiene irrimediabilmente sul viale del tramonto. Emanuele Giaccherini è un over 30, strappato al Sunderland per soli 2 milioni in estate dopo un Europeo da protagonista. Lì, però, c’era Conte, il suo personalissimo Re Mida: ogni qualvolta è parso sparire dai radar, l’ex Ct della Nazionale è stato capace di riportarlo in linea di galleggiamento. Poco spazio finora ai piedi del Vesuvio, minuscoli sprazzi di gara dov’è difficile incidere per chiunque. Ha pesato molto il suo infortunio post-Francia ed ancora oggi non sembra fisicamente pimpante come lo era sei mesi fa. Più facile prenotare il Bernabeu per una partitella con gli amici che lottare per ottenere visibilità sulla fascia di un certo Josè Callejon. Ma l’ex juventino deve essere la sua bombola d’ossigeno. E l’intesa ad occhi chiusi con Lorenzo Insigne è un requisito fondamentale, così come il sacrificio in fase difensiva. Il resto è tutto nella creatività di Giak. Come quel destro al volo ad incrociare sul palo lontano senza lasciare al pallone la possibilità di respirare.

Storie incastonate una sull’altra all’alba di questo 2017. Ivan Strinic vive all’ombra della falcata di Ghoulam, una posizione non esattamente privilegiata. Un altro talento costretto a prendere a morsi le manciate di minuti a disposizione. Volitivo e mai domo nelle ultime due uscite, anche se con qualche distrazione se attaccato alle spalle. Passi in avanti, tuttavia, rispetto ad altre prestazioni abuliche. Tutto suo il sigillo al 95’ contro la Samp per intraprendenza e lucidità, dopo una gara intera trascorsa a scorazzare sulla fascia. La storia più bella, infine, è quella di Lorenzo Tonelli e del suo cronico problema al gionocchio. Da pupillo di Sarri a follia dirigenziale per aver acquistato un calciatore con grossi punti interrogativi sul piano fisico. Da buon toscano non ha mai mollato, anche quando sembrava scivolato nel dimenticatoio. Ha lavorato sodo ed in silenzio per riprendersi l’occasione che gli era stata sottratta. Ha corso tanto, a volte inspiegabilmente. Ha seguito i suoi sogni, ha seguito Mertens e Strinic. Inspiegabilmente. Fino all’area di rigore avversaria. E si è ripreso tutto. All’ultimo minuto. Perché nel calcio, come nella vita, chi pensa che il tempo sia scaduto ha già perso. Tutto può ricominciare. Tutti possono avere un’altra chance.

Ivan De Vita

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