Il talento non si compra. Malgrado gli errori, le banalità, le ingiurie. Il talento è innato, è un qualcosa di inspiegabile al pari dei dogmi religiosi. E Lorenzo Insigne, di talento, ne ha da vendere. Sgorga dai suoi piedi come un fiume in piena, trasuda da ogni poro del suo corpo. Gli bastano cinque minuti per riconquistare la Scala del Calcio. L’aveva già fatto con un tiro a giro sontuoso e un calcio di punizione d’autore lo scorso anno, si ripete in questa temporada. E in modo del tutto diverso: trafigge Donnarumma con il sinistro, piega le mani all’enfant prodige rossonero con un bolide dotato di potenza e precisione.
La partita di Lorenzo Insigne, però, non si limita all’avvio portentoso. Perché il Milan sale in cattedra, imbriglia il Napoli e ribalta l’inerzia del match. Lorenzo s’adatta come può, si ritrova travolto dal torpore generale in cui crollano i suoi compagni. Poi, però, prende le misure, s’interroga su come può tornare utile alla squadra. E allora capovolge l’inerzia del match, del suo match: indietreggia, recupera palla, tiene botta. Gioca con sagacia e tenacia, prende botte e fa salire la squadra. Il Napoli ringrazia. Merito anche suo se gli azzurri tornano ad affacciarsi dalle parti di Donnarumma. 
La sua partita è un inno allo spirito di sacrificio: lavora sporco e lo fa sempre nel migliore dei modi. Compie diverse scelte utili alla squadra e strappa applausi sinceri da casa e dai cinquemila tifosi azzurri a San Siro. Si strappa da dosso l’etichetta di “lezioso” e si dispone al sacrificio. Va due volte in tackle e intercetta altrettanti palloni, tenta la conclusione per ben quattro volte. Lorenzo a tutto tondo, come non lo si era mai ammirato. Spettacolare, poi, quando, dopo un dribbling ubriacante, tenta il goal da distanza siderale. Sarebbe crollato San Siro? Chissà.
Di dubbi, comunque, ve ne sono pochi: Lorenzo Insigne è il migliore in campo di Milan-Napoli. La Scala l’ha conquistata in grande stile. Di nuovo.