Finalmente la continuità, e qualche crepa alla Scala del Calcio, dove il Milan ha saputo imbastire tante delle proprie fortune stagionali, può anche essere ammissibile. Ivan Strinic prosegue il proprio percorso, gelido e imperturbabile come il vento dell’Est che sferza i Balcani e forgia fior di campioni.
La personalità all’ex Dnipro non è mai mancata, l’ha sempre messa in bella mostra fin dal suo approdo alle pendici del Vesuvio. Lo spazio, quello sì, non è mai stato ampio. Concorrenza, prima di tutto, giocatori come Faouzi Ghoulam non sono consuetudine in un mondo spesso avaro di spunti come quello dei terzini mancini, ma anche problematiche fisiche che spesso ne hanno tarpato le ali, impedendone un utilizzo più consono alle esigenze del nazionale croato.
Ora, posta la partenza dell’algerino verso il Gabon, l’occasione giusta. Che Strinic sta cogliendo a pieno. Sì, a San Siro nella gara di ieri l’ incertezza su qualche spunto di Abate, ma a conti fatti ciò che resta è soprattutto la guardia, altissima, sul pericolo numero uno dei rossoneri: quel Suso che concluderà la serata con un nulla di fatto, impietoso, complice una prestazione accorta e precisa del croato in fase di non possesso.
La prova del nove dopo le ottime uscite contro Sampdoria, Spezia e Pescara, la dimostrazione che anche in una gara sofferta, dove c’è da stringere i denti al cospetto di sovrapposizioni costanti e improvvise sulla sua fascia di competenza, l’apporto di Strinic può essere considerato certezza, garanzia. Basti guardare ai patemi costanti del suo collega Hysaj, annichilito a più riprese nella seconda frazione di gara da un imprendibile Bonaventura.
Senso della posizione, gamba, e capacità innate in fase di transizione, perché lo spunto in avanti resta prerogativa imprescindibile. Più di un avviso a Sarri, insomma, con l’intento di scompaginare le gerarchie. Anche quando la Coppa d’Africa di Ghoulam calerà il sipario…
Articolo modificato 22 Gen 2017 - 17:21