“Juve o Milan? Non cambia tanto, dobbiamo guardare a noi stessi, teniamo a questa competizione e vogliamo la finale”. Ipse dixit, Marek Hamsik, al termine del vittorioso quarto di finale contro la Fiorentina. La Coppa Italia più di un cruccio, da sempre obiettivo vero, perché rimpinguare la bacheca non è di certo un vezzo. Necessità, obbligo, dovere, issare un titolo al cielo mostra sempre quel lato, per nulla nascosto, dolcissimo del calcio.
Allora logico crederci, sempre, sebbene i pensieri cadano verso l’utopia, dalla corsa Scudetto al sogno Real Madrid. E il Napoli di Maurizio Sarri, attendendo l’esito della gara di stasera tra Juventus e Milan, ha toccato l’ennesimo risultato che scandisce in maniera perfetta la crescita di questo progetto: la quarta semifinale di Coppa Italia nelle ultime sei stagioni. L’anno scorso la corsa si fermò ai quarti, al San Paolo, contro l’Inter di Mancini, in una gara infuocata da polemiche distanti anni luce dal campo da gioco. Nel campionato 2012-2013, invece, fu un goal di Koné a tempo quasi scaduto a regalare l’impresa al Bologna contro il gruppo che avrebbe chiuso la stagione al secondo posto in classifica. Era l’ultima stagione con Walter Mazzarri in panchina. Un dato sibillino, soprattutto se rapportato alle 18 semifinali totali nella storia degli azzurri.
Numeri importanti, al netto di una formula che indubbiamente favorisce le prime della classe, ma che a prescindere da tutto attestano come questo Napoli ci sia, sempre – o quasi – quando da giocarsi c’è il secondo titolo nazionale. Un aspetto non da poco, perché aspirare ad un titolo – repetita iuvant – resta l’essenza del calcio. Quattro semifinali nelle ultime sei stagioni, proprio come ai tempi d’oro, il Napoli di Diego Armando Maradona che deliziò un popolo intero. Stagioni sinonimo di palpitazioni, profumo di calcio a livelli mai toccati. E la Coppa Italia sempre nel mirino, quattro volte tra le migliori quattro della competizione dal 1985 al 1991, con il titolo nel 1987 ai danni dell’Atalanta.
Riprendere una tradizione non fa mai male. E per gli azzurri, questa la curiosità, non risale ai tempi aurei con il Pibe de oro a disegnare calcio sublime, ma agli anni ’70. Dalla stagione 1970-71 a quella 1978-79 ben otto semifinali, superando poi con disinvoltura il Verona in finale nel 1976.
Restando alla Coppa Italia, il Napoli targato Aurelio De Laurentiis ha già il fregio di aver raccolto il massimo della posta in due occasioni. Ora un nuovo percorso è tracciato, giusto perseguirlo con il massimo delle forze. L’appetito per i titoli, del resto, vien mangiando. E questo gruppo ha il dovere di affrontare ogni competizione con il coltello tra i denti. La via, tanto per cambiare, l’ha delineata il capitano: “Questo è il Napoli più forte in cui abbia mai giocato, per quello che stiamo dimostrando. Il gioco è cambiato, siamo padroni, vogliamo comandare il gioco e ci divertiamo”. Divertirsi con un trofeo in bacheca, diciamolo, ha sempre un altro sapore.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 25 Gen 2017 - 22:25