Pantaleo Corvino, d.t. della Fiorentina, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport per parlare di Amadou Diawara:
“Me lo portò un mio amico, Robert Visan, un procuratore. Vivevo un anno sabbatico e curavo soprattutto la mia Accademia a Lecce: arrivò questo bambino, aveva quindici anni”.
E ora come lo ritrova, Corvino?
“Com’era, umile e determinato: quando ha giocato contro di noi, a Firenze, è venuto per portarmi le sue magliette del Napoli. Quasi volesse ringraziarmi per essere riuscito a conquistare quel traguardo”.
Lo racconti come farebbe in una scheda tecnica.
“Era avanti agli altri, perché a quindici anni, quando lo conobbi, giocava già dietro la linea del pallone, si prendeva le responsabilità di comandare, dettava i tempi”.
Gli manca ancora qualcosa, ovviamente?
“Ma Sarri, che è un maestro, lo aiuterà a crescere, ad imparare a giocare lungo, come si dice in gergo, perché forse è proprio lì che ha bisogno di essere costruito ancora. Però ha senso della posizione ed una personalità straordinaria, che acceca”.
Azzardi una previsione.
“Le dico solo che ha subito dimostrato di poter stare in Champions, dunque tra i grandi. Ma ha debuttato quando aveva appena compiuto diciannove anni e lo ha fatto con una autorevolezza da lasciare senza parole. E’ quella la sua dimensione, la Champions, e diventerà una stella”.
Un predestinato?
“Ha fame, ha voglia di imporsi e di imparare, ha sentimenti e va migliorandosi di volta in volta. Io non sono per niente stupito da questa sua crescita, era scritto che facesse in fretta, lo vedevi dal modo in cui stava in campo da ragazzino”.
Non spenderà un accostamento, par di capire.
“No, perché finirei solo per creare intorno a lui aspettative inutili. Io so chi è Diawara e so chi diventerà: e posso essere soltanto contento di ciò, orgoglioso di aver avuto la possibilità di scoprirlo”.
Articolo modificato 3 Feb 2017 - 09:29