Nell’era De Laurentis, non sono state rare le volte in cui a partita conclusa un calciatore del Napoli è uscito dal campo sorreggendo il pallone sotto braccio.
Ci era riuscito Emanuele Calaiò in Serie B fino alla prima partita ufficiale in Coppia Italia di Ezequiel Lavezzi nell’agosto del 2007.
Quella era la prima partita ufficiale anche per Marek Hamsik che, all’epoca, aveva soltanto ventuno anni.
Da lì in poi il maggior numero di palloni portati a casa è stato collezionato da Edinson Cavani (4 volte) e da Gonzalo Higuain (5 volte), fino alla prima tripletta di Dries Mertens nemmeno due mesi fa.
Ci sono voluti dieci anni a Marek Hamsik per poter conquistare il più prestigioso premio indiviuale a fine gara.
In questi dieci anni sono stati numerosi gli assist che hanno portato al successo i compagni del reparto attaccanti, e ancora di più i gol che hanno sbloccato partite problematiche. Durante il tempo dei “Tre Tenori”, Cavani e Lavezzi e lo stesso Hamsik hanno portato il Napoli ad affrontare il Chelsea allo Stamford Bridge. Dopo aver ricevuto la fascia di capitano rimasta orfana di Paolo Cannavaro e aver traghettato il Napoli in quell’annata eccellente (2015-16) che ha permesso ad Higuain di cancellare ogni record storico, ciò è dovuto alla pazienza di Marek Hamsik.
Dieci anni quelli spesi per siglare la prima tripletta da Capitano. Dieci anni, come l’esercito Greco aspetta dinanzi alle mura di Troia per l’ultimo inganno. Dieci anni, quelli impiegati da Ulisse per far ritorno ad Itaca da vincitore e riprendersi ciò che era suo.
Quel trono da conquistatore, quel ruolo da leader che, in un Napoli con tanti ottimi giocatori e nessun top-player, ormai è sempre più formato nella capacità di Hamsik di saper aspettare quando è il momento del gol.
L’inserimento necessario per colpire di testa o incrociare sotto i pali, l’attimo giusto per lasciare di stucco il portiere con un tiro dalla distanza.
Dopo ieri, questo è il Napoli che Marek Hamsik ha conquistato dopo dieci anni. Come Ulisse riconquistò Itaca, prendendosi ciò che gli spettava. Il trono da re .
Mario Emanuele Fevola