L’intervista del presidente Aurelio De Laurentiis all’emittente araba BeInSport come prevedibile non è stata banale. Il patron azzurro ha discusso di numerosi aspetti della sua esperienza calcistica. Partendo dall’acquisto del famoso pezzo di carta nel 2004, fino all’addio di Gonzalo Higuain. Tra i vari temi toccati, De Laurentiis ha ancora una volta accennato allo stadio. Questa volta però la questione si può analizzare da un punto di vista diverso da quello delle semplici presenze negli impianti italiani. Il presidente infatti, a ragione, sostiene che strutture di grandi dimensioni (oltre i 40.000 posti) siano anacronistiche. Posizioni più volte ribadite e analizzate anche qui su Spazio Napoli.
Questo post in breve
DE LAURENTIIS STADIO: LE PAY TV CONVENGONO
Sebbene la posizione di De Laurentiis possa apparire cinica e poco romantica, sembra trovare numerose conferme. In futuro sembra difficile che gli stadi possano tornare a riempirsi. La speranza è che possa accadere ma le condizioni non sembrano portare in questa direzione. I fattori che portano a queste conclusioni sono due principalmente: la convenienza della pay-tv e la contrazione dei redditi. Il Presidente sostiene che “oramai attraverso la tecnologia lo stadio si sia virtualizzato“. Tecnologia senza la quale sarebbe impossibile accontentare i milioni di tifosi lontani da Napoli. Facciamo un esempio: un abbonamento che comprenda Sky TV + Sky Calcio + Sky Sport costa 29,90/mese per due anni. Dà la possibilità di vedere tutte le partite di Serie A, poi Serie B, Bundesliga, Premier League, Liga Santander etc. Il prezzo per un abbonamento per la curva del San Paolo è di 355euro e ti permette di vedere solo la singola partita in casa. Senza tirare in ballo le condizioni nelle quali si assiste la partita. Analizzando anche i costi delle curve in altre squadre di Serie A, si nota come un abbonamento tv sia comunque conveniente. Il tagliando annuale più economico è quello di Empoli e Atalanta (150 euro), il più “prezioso” è quello per la Juventus (500 euro).
IL CALO DEL REDDITO DELLE FAMIGLIE ITALIANE
Come negare che una pay tv sia più conveniente nel rapporto prezzo/numero dei prodotti offerti? A questo poi bisogna aggiungere anche un altro fattore: quanti possono permettersi di sostenere certe spese? Negli ultimi quaranta anni è salita la dipendenza dalle pensioni, il ceto medio si è assottigliato e sono cresciute le diseguaglianze. Le persone a basso reddito che rappresentavano il 16% del totale nel 1989, sono salite ora al 21%. Il reddito medio calcola Bankitalia nella relazione di giugno 2016, era nel 1989 di circa 20.000 euro/anno, nel 2015 è sceso invece sotto i 17.000/anno. Il reddito disponibile medio delle famiglie ha iniziato la sua caduta nel 2008. Tra il 2006 e il 2014 le famiglie italiane hanno subito una perdita, in termini reali, pari al 15.1%. In poche parole la virtualizzazione degli stadi sembra essere la conseguenza di due fattori. Prima di tutto la globalizzazione del sistema calcio che attira sempre più fan da tutto il mondo poi la riduzione dei redditi delle famiglie italiane.