Intervenuto sulle frequenze di Radio Kiss Kiss Napoli, l’architetto Gino Zavanella, ha parlato della questione legata alle condizioni dello stadio ‘San Paolo’ e della possibilità di costruire un nuovo impianto in città:
“Sono difficilissimi gli equilibri politici, c’è stato un momento in cui il progetto De Laurentiis-Zavanella era gradito a tutti.
Il progetto non è mai stato bocciato dal Comune di Napoli, anzi, ho ricevuto solo applausi dalla commissione quando è stato proposto.
Poi ci sono interessi politici volti a imporre le proprie priorità. Penso che chiunque dovrebbe avere il diritto di farsi la casa propria dove vuole.
Oggi quando mi dicono se mi ispiro agli stadi inglesi mi offendo. Abbiamo un modello unico, in continua evoluzione e non precostituito.
Dal progetto della Juventus che ho iniziato nel 2003 sono passati due secoli, se oggi dovessi progettare il San Paolo sarebbe diverso rispetto a quello progettato un anno fa, poiché è tutto in continua evoluzione.
E’ fondamentale anche il contributo del presidente De Laurentiis.
Penso che per lo stadio del Napoli non si possano spendere 30 milioni senza il presidente. Sarebbe un controsenso, perché il nuovo stadio deve nascere con il Napoli e per il Napoli.
Il Comune non conosce le esigenze del Napoli, che sono esclusivamente per i napoletani.
Le parole del presidente sono di una visione che va al di là del proprio naso, ed è quella giusta. Quando si parla di un nuovo impianto di 60.000 posti, non si pensa poi al caso in cui dovessero risultare almeno 10.000 posti vuoti.
Se non riusciamo a superare la burocrazia vincolante, non andiamo da nessuna parte. Io insisto, gli stadi devono farli le squadre, e anche il Napoli deve farlo.
Abbiamo la fortuna di avere un presidente illuminato, che ha studiato e gira il mondo. Ha capito tante cose prima degli altri, e lo mortifichiamo facendo uno stadio per lui.
Tutte le volte che parlo con De Laurentiis qualcosa la imparo sempre. Al di là del presidente, le squadre devono fare il loro stadio.
E’ assurdo che le amministrazioni comunali facciano lo stadio per la squadra, non ha una logica. Sono anche convinto che dobbiamo avere un modello nostro e non applicare, ad esempio, quello inglese all’Italia“.