Napoli, come fare a non pensarci?

Tra una scorpacciata memorabile ed una serata epica. Sette gol in trasferta sono una primizia nel curriculum della società azzurra; la serata di mercoledì prossimo, invece, sarà certamente la vetta più alta raggiunta nell’era De Laurentiis. Nel bel mezzo di tante emozioni, quasi come ospite incomodo, s’incastona il Genoa di Juric. E la probabilità che gli si passi accanto fischiettando è fin troppo alta. All’apparenza un incontro di circostanza, con un amico che non vedi da un po’, di quelli da “Ciao, tutto bene? Scusa scappo, vado di fretta!”. All’apparenza. L’amicizia vera è sugli spalti, ma in campo nessuno ti lascia scappare via restando a bocca chiusa. Allora bando agli applausi e ai sogni, a volte basta ricordarsi di essere freddi esecutori.

Sul pezzo, concentrati. Facile a dirsi, ma come si fa? Sette gol hanno fatto troppo rumore, svegliando l’intero vicinato. E a Madrid ci saranno tutti, ma proprio tutti. Un popolo intero pesa sulle spalle. Il sarrismo genera mostri, capocannonieri e aspettative. Perché l’adrenalina di affrontare il Real Madrid al Bernabeu tiene svegli per parecchie notti. Ma l’idea balenata nella mente di tanti tifosi, la sensazione di poter compiere un’impresa titanica, è insana. Effetti da funghetto allucinogeno. O semplicemente la conseguenza di un giocattolo che funziona a meraviglia e batte con la precisione di un orologio a pendolo. Organizzando tour guidati nella terra del desiderio. Attenzione, però, a non evadere dalla realtà, con contraccolpi immediati sull’atteggiamento umile da osservare in simili occasioni. L’euforia, soprattutto dalle nostre parti, è sempre stata un’arma a doppio taglio.

Ben venga il fratello grifone, dunque. I duelli a tutto campo formato Juric e l’abnegazione del suo calcio atleticamente ossessivo. Un calcio che non permette distrazioni. Un ospite da far accomodare in salotto e intortare di chiacchiere, altrimenti si rischia una figuraccia. Tenendo presente, nei nostri voli pindarici, che l’esaltazione di questa squadra ha motivazioni ben fondate ma nasconde un interrogativo di fondo: come mai questo Napoli stratosferico e macchina da gol ha ben due squadre davanti in campionato?

Strabiliare gli occhi degli spettatori su palcoscenici europei è più che legittimo. Ma per puntare traguardi d’immane grandezza crogiolarsi nella propria autostima di certo non aiuterà. Occorrerà, piuttosto, saldare le crepe più visibili. Juventus e Roma, pur non esprimendo spettacolo come capita spesso ai partenopei, hanno dimostrato una solidità che all’ombra del Vesuvio ancora vacilla. Non parliamo solo delle due migliori difese del campionato, ma in senso stretto di due compagini che riducono al minimo i cali di concentrazione all’interno dei 90’. Paradossalmente, il roboante 7-1 di Bologna avrebbe potuto avere sembianze diverse se le due contendenti non fossero tornate in parità numerica dopo il minuto di follia di Josè Callejon. Black-out tecnici e mentali di cui il Napoli soffre dall’inizio della stagione e mai raddrizzati finora. Black-out che potrebbero mandare in frantumi la sfida ai galacticos in pochi istanti.

L’esame Genoa sarà un ottimo banco di prova per capire la stabilità psicologica di questi ragazzi. La volontà di evitare un’altra Palermo e l’ennesimo approccio sbagliato alle gare sulla carta già scritte. Quelle che alla fine si rischiano di pareggiare e ci distaccano dalla coppia di vetta. Perché è vero che il Napoli ha perso di meno (e solo nel mese di ottobre), ma è anche innegabile che giallorossi e bianconeri hanno vinto quasi tutte le altre. Tre pareggi al San Paolo, in una corsa senza esclusione di colpi, sono davvero già troppi. Frutto di un atteggiamento ancora non esasperatamente affamato. Focalizzarsi sulle proprie debolezze, quindi, è un buon viatico per avvicinarci alle sponde del Manzanarre con maggiore consapevolezza. Senza augurarci che lì vincerà il migliore. Tanto, in fondo, non abbiamo nulla da perdere. A parte le nostre coronarie.

Ivan De Vita

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