Milik è tornato ad allenarsi con la squadra e nella scorsa giornata di campionato ha anche scaldato la panchina del San Paolo, con quella voglia di spaccare il mondo che ha contraddistinto tutto il suo periodo di lontananza dai campi. Mertens invece non ha mai smesso di segnare, anzi nelle ultime 5 giornate ha messo a segno altrettante reti, con un record impressionante. E Pavoletti?
PAVOLETTI NON AL TOP: QUANTO IL SUO ACQUISTO È STATO UTILE
Pavoletti è il grande oggetto misterioso di questo Napoli, perché ad un mese dal suo acquisto, che al tempo sembrava una necessità impellente come poche altre, l’ex attaccante del Genoa ha calcato i campi della Serie A per soli 28′, tra l’altro nella sciagurata trasferta di Palermo. In totale sono 99 minuti in totale in maglia azzurra, una pochezza in un mese di Napoli, mese in cui sono state giocate ben 7 partite.
Alla vigilia della gara, che potrebbe vedere proprio Pavoletti titolare (spostando Mertens nella posizione lasciata vuota da Callejon), Sarri non ha fatto che alimentare i dubbi sull’attaccante livornese: “Si sta allenando con continuità, sta crescendo ma non è ancora brillante. Parliamo di un calciatore solido, muscolare, che ha bisogno di un po’ di tempo in più. Non è al top, e avrebbe bisogno di giocare per arrivarci, sembra un controsenso ma non lo è”.
Giocare per giocare non ha senso, specie in una squadra in cui gli automatismi dominano gli egoismi personali. Ma per riacquistare la forma ci vuole il campo. Paradosso? Può essere, ma certamente un paradosso che lascia aperto una domanda rimasta irrisolta: Quanto serviva davvero Pavoletti?
Parlare col senno del poi è facile, ovvio, ma bisogna anche ricordare che un mese fa in squadra figurava ancora Gabbiadini, che faticava a trovare spazio per colpa di un Mertens straordinario, ma che almeno era integro fisicamente.
Con Milik ormai in carreggiata per il rientro ed un Mertens, che con ogni probabilità sarà difficile da scalzar via anche per lo stesso polacco, per Pavoletti il rischio è serio: diventare un Gabbiaidni 2.0 e passare più tempo in panchina che in campo. Adesso sta a lui lottare come un leone, durante le poche chances che avrà, per diventare brillante abbastanza come il suo tecnico richiede.
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