Roba da non crederci. Quei dieci minuti trascorsi tra il vantaggio di Insigne e il pareggio di Benzema sono già nella storia del Napoli. Un’emozione durata forse troppo poco, ma fa nulla. Serviva l’impresa al Bernabeu, servirà l’impresa al San Paolo: e chissà che il calcio, e la ciurma di Sarri, non possano regalarci una notte da tramandare ai posteri. Un po’ come Napoli-Juve di Coppa Uefa dell’89: all’epoca gli azzurri dovevano vincere addirittura 3-0 per passare i quarti, dopo il 2-0 di Torino. Ci riuscirono, e il gol di Renica a un minuto dal termine dei supplementare provocò scosse telluriche a Fuorigrotta.
Nella mente però, dopo il guizzo dello scugnizzo di Frattamaggiore, e le tre indigeste polpette madrilene, restano soprattutto le parole e quella sfuriata di Aurelio De Laurentiis a fine partita. Cerchiamo allora, con un piccolo esercizio mentale, di capire il perché – se esiste – di uno sfogo così duro. Una cosa è certa: il produttore cinematografico non parla mai a caso. C’è sempre qualche ragione sottesa ai suoi discorsi, che magari viene fuori dopo mesi, talvolta anni. Abbiamo circoscritto alcuni motivi che potrebbero nascondersi dietro quelle parole.
Ipotesi certo, magari sperando che siano tutte sbagliate e che le parole di De Laurentiis siano state dettate solo da uno stato di rabbia momentaneo. Se anche così fosse, diavolo se abbiamo un problema: per piazze come quella napoletana si dice che è difficile vincere per carenza di mentalità. Ma il buon esempio deve venire dall’alto, sempre. E poi, scusate: giocavamo contro i campioni di tutto, era giusto sognare come era lecito aspettarsi un risultato del genere. Torniamo sulla Terra, meglio così: l’importante è che queste lezioni non siano vane. E che, prima di rialzarci in orbita, riusciamo a risolvere quel problema.
Vincenzo Balzano
Twitter: @VinBalzano
Articolo modificato 16 Feb 2017 - 19:14