L’intervista rilasciata da Manolo Gabbiadini a La Gazzetta dello Sport sembra dissipare ogni dubbio. Dopo il saluto volontariamente mancato a Maurizio Sarri nel suo post d’addio su Instagram, arriva la conferma. Il rapporto tra l’attuale tecnico del Napoli e il bergamasco non è mai stato idilliaco. Manolo è stato chiaro: “Con Benitez c’era più turn over e vincevamo trofei“, una TIM Cup e una Supercoppa per l’esattezza. Parole che cadono come macigni se si pensa che l’attaccante ora in forza al Southampton sta combinando sfaceli in Premier League: 5 goal in 3 partite. Ma in fondo i goal Gabbiadini li ha sempre fatti, come lui ha sostenuto più volte in questo ultimo periodo. L’intervista all’ex azzurro però apre un interrogativo: i suoi giudizi sono dettati dalla rabbia o da una realistica valutazione? Questo è il punto da analizzare.
Questo post in breve
Manolo Gabbiadini fu acquistato nella sessione di mercato invernale del 2014/2015. All’epoca l’allenatore azzurro era Rafa Benitez e Manolo un fuoriclasse della Sampdoria. L’ex numero 23 si impose alla grande a Napoli con numeri pazzeschi nonostante il suo concorrente fosse un certo Gonzalo Higuain. Giocò tra Serie A e coppe 30 partite, 1365 minuti per un totale di 11 reti e 2 assist. E ricordiamo che giocò solo metà campionato sotto il Vesuvio, all’inizio era a Genova. I numeri con Maurizio Sarri cambiano notevolmente e danno la misura del perché il giudizio dell’attaccante del Southampton sia così diversi sui due tecnici. Sotto la gestione del toscano le partite disputate sono state 49, 1757 minuti per un totale di 14 goal e 3 assist. In conclusione dal punto di vista dei numeri la tesi di Gabbiadini è confermata. Non c’è proporzione tra il minutaggio e le prestazioni avute con lo spagnolo rispetto a quelle avute con il tecnico attuale del Napoli.
Potrebbe essere un caso. Forse solo l’ex azzurro soffriva di minutaggio scarso o forse c’era una gestione diversa della rosa tra Benitez e Sarri. La scientificità del turn over indica una filosofia calcistica precisa. Benitez era solito applicarlo per un motivo semplice: arrivare nelle fasi finali di coppa o di un campionato. Con la rotazione si garantisce un minutaggio equo e distribuito. Un minutaggio che permette a tutti di essere in forma quando chiamati in causa e nelle ultime settimane della stagione. Non è un caso che infatti il Napoli proprio con lo spagnolo abbia vinto gli ultimi trofei nonostante una rosa non mediamente all’altezza di quella attuale. Insomma avere Allan e Zielinski invece di David Lopez e Inler cambia le cose. Il primo anno di Rafa è esemplare se confrontato con alcuni top club europei. Se poniamo come soglia i 300 minuti di gioco effettivi, il Napoli aveva fatto ruotare 19 giocatori. Un quantitativo significativo se paragonato ai 15 di Atletico e Real Madrid. Se la soglia viene alzata a 1100 minuti effettivi, compaiono ben 5 calciatori di Chelsea e Atletico Madrid. Del Napoli solamente due, di cui uno era il portiere come prevedibile. De Laurentiis in fondo non si era mai lamentato del mancato utilizzo dei giocatori acquistati. La conclusione quindi è una sola: le parole di Manolo Gabbiadini sembrano tutt’altro che casuali. Sarri, almeno nella gestione del turnover, può fare decisamente di più.
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