CESSIONE MERTENS/ Accadrà, quindi meglio mettersi l’anima in pace. Perché sì, accadrà. D’altronde gli eventi naturali sono destinati a terminare. Compresi gli amori. O quelli che avevamo scambiato per tali, rivelatisi poi, nel corso del tempo, semplici infatuazioni. Dries Mertens e il Napoli si diranno addio, probabilmente alla fine di questa stagione agonistica, forse in tempi più lontani. Perché in fondo la speranza è sempre l’ultima a cedere.
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I segnali, però, sono tutt’altro che incoraggianti. Per la questione contratto, spigolosa e spinosa al tempo stesso. Aculeata, affilata, tagliente. L’accordo che lega Dries al Napoli e il Napoli a Dries scade nel 2018, al termine della prossima stagione. ADL e soci stanno tentando di riavvicinare le parti, con una trattativa che prevede il salto dal milione e duecentomila percepito attualmente ai 2,5 che il belga percepirà in futuro.
London, però, is calling. E la chiamata arriva proprio da queste parti, a Napoli. London, ma l’Inghilterra in generale. Dries Mertens è conteso tra l’Oltremanica e l’inesplorata (calcisticamente) Cina. E lì i soldi abbondano: altro che 2,5 milioni! Lì sarebbero disposti a metterne sul piatto ben 4! E tu, ADL, saresti pronto a pareggiare l’offerta? Macché. Innanzitutto perché Mertens s’avvia ad abbattere il muro dei trent’anni: certe cifre sono fuori dai parametri del presidentissimo. Eccole, le frizioni sul contratto. Sono di natura economica, come ogni problema e qualsiasi discussione nella storia dell’umanità. Perché se dipendesse soltanto dal cuore azzurro il buon Dries avrebbe già apposto la propria firma sul nuovo accordo.
E invece no, Dries si guarda intorno. Perché la prospettiva di guadagnare di più è sempre allettante. E il rinnovo, a queste condizioni, diventa utopia. Quindi la cessione a fine stagione, l’ipotesi più accreditata per non fare del male alle casse del Napoli. Il ragionamento, in fondo, è sempre di natura economica. Mertens è arrivato dal PSV nel 2013 per una cifra tra i 10 e i 12 milioni. Con il mercato attuale, e con l’exploit manifestato in questa tornata, l’operazione in uscita frutterebbe una somma intorno ai 15 milioni. Non di più. Certo, 23 goal (finora) giustificherebbero un investimento più esoso da parte delle pretendenti, ma i parametri non giovano al Napoli: l’età (30) e la scadenza 2018 sono due punti in favore degli acquirenti.
(LEGGI QUI: INSIGNE-MERTENS, COPPIA D’ORO)
Farsi del male per non farsi del male. Privarsi del miglior calciatore in rosa (per condizioni psico-fisiche, non per valore assoluto) per evitare di perderlo a zero e quindi per monetizzare il più possibile. È la politica societaria che De Laurentiis porta avanti e difende strenuamente. Dries è l’agnello sacrificale, la vittima da immolare per difendere i conti della SSC Napoli. Nulla da obiettare, è lecito che il Napoli sia costretto ad autofinanziarsi. Ma per fare proclami di Scudetto e mantenere le promesse ci vuole ben altro.
Mertens è attualmente il migliore calciatore che il Napoli abbia a disposizione. Ha salvato la barca nel momento di difficoltà, s’è impiegato come centravanti dimostrando una straordinaria abnegazione, ha imparato il mestiere, ha segnato reti a grappoli. 23 stagionali, 18 nella sola Serie A. Numeri straordinari, i migliori della sua avventura partenopea. Premio alla meritocrazia: se un calciatore in rosa merita di guadagnare 4 milioni, è proprio Dries Mertens. Una squadra che punta a vincere, di fatto, non si priva del suo calciatore di punta per monetizzare, fa uno sforzo in più per trattenerlo. Come la Juventus, che ha speso ben 90 milioni per un calciatore (di cui conosciamo bene il nome) di quasi 29 anni e l’ha ricoperto d’oro con uno stipendio da 7,5 milioni. L’intento? Vincere, non vendere. Trattenere, non monetizzare.
Dries Mertens saluterà, con ogni probabilità, al termine di questa stagione. È un rimpianto, sarà un rimpianto non aver trattenuto un calciatore che – seppur trentenne – ha ancora tanto da offrire. Le casse del Napoli trarranno giovamento: giusto così, se si vuole portare avanti un progetto di autofinanziamento a lungo termine. Ma poi, quando sarà il momento, in estate, sotto il sole del Trentino, nessuno parli di Scudetto. Per ambire al colpo grosso servirebbe tutt’altra mentalità.
Vittorio Perrone
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