Un pareggio che, diciamolo, lascia probabilmente tanto amaro in bocca. Il Napoli avrebbe forse meritato di più contro una Juventus “atipica” al San Paolo, a dimostrazione che tanti punti di distacco sono in realtà bugiardi e che gli azzurri, nei tre confronti giocati finora contro i bianconeri, sono stati all’altezza dell’avversario: finora la vittoria non è arrivata, manca ancora un ultimo atto, ma quanto fatto vedere lascia ben sperare soprattutto per il percorso di crescita di una squadra chiamata a migliorarsi, sotto il profilo della mentalità, anno dopo anno.
Ma torniamo alla gara di ieri sera, che è stata stradominata dalla capacità di Maurizio Sarri di organizzare un undici titolare semplicemente perfetto. Pressing, tanto palleggio, come al solito, e qualche pecca, come una capacità non sempre impeccabile di essere freddi sotto porta. Partita dominata nelle statistiche, nel possesso palla, nelle occasioni create. Partita impreziosita dalla linea difensiva che, eccezion fatta per un lievissimo errore sul gol del vantaggio bianconero, è stata capace di annullare il potenziale offensivo, invero notevole, della Juventus. E potenziale offensivo significa Gonzalo Higuain.
Gara atipica quella del Pipita, abituato ad altre prestazioni, va detto. Gara, peraltro, quasi influenzata, passateci il termine, da una sorta di contrappasso: proprio sul campo in cui si è reso protagonista, in bene e in male, di prodezze ed errori, l’argentino è stato praticamente un’anima in pena che ha girato a vuoto per novanta minuti, senza mai rendersi realmente pericoloso ed anzi, a tratti quasi alienato dal gioco della squadra. Allegri ha provato a “salvarlo”, parzialmente, dividendo le colpe coi compagni, rei di non averlo assistito a dovere. Eppur vero che da un giocatore da novanta milioni e con certi numeri ci si aspetta sempre l’apporto in più. Annullato, per non dire annichilito: merito dell’ambiente, colpa sua e dei compagni forse, ma va dato atto a Sarri e al duo dei centrali, Albiol e Koulibaly, di aver saputo costruire sapientemente una gabbia intorno ad un animale d’area di rigore che, nel suo habitat naturale, ha giocato ben zero palloni. A dimostrazione che, con la sapienza del tecnico e la altissima concentrazione degli interpreti è possibile fermare chiunque. Anche quel marziano, un tempo colorato d’azzurro e ieri opaco, in campo e non solo.
GENNARO DONNARUMMA