Lazio-Napoli 0-3 ed azzurri che compiono un mezzo miracolo. Non tanto per aver battuto una squadra col morale a mille come la Lazio di Inzaghi, né tantomeno per essere riuscita a metabolizzare in fretta l’uscita – immeritata – dalla Coppa Italia. Il miracolo sta nell’aver tenuto, per una volta, la porta imbattuta (con quella di oggi sono 8 su 31 le volte in cui il Napoli ha tenuto a secco gli avversari) con un Reina che si è mostrato reattivo quando è stato chiamato in causa.
Proprio Pepe Reina ha parlato ai microfoni di Mediaset Premium dopo la gara (LEGGI QUA), sollevando un dubbio sulle proprie condizioni fisiche. Interrogato su come andasse il recupero dall’infortunio, lo spagnolo ha risposto: “Mi sento meglio, anche se non sono al 100%, ma ormai sono anni che non sono al meglio”.
Piccata polemica con chi vuole attribuire molti dei gol subiti dal Napoli alla sola responsabilità dell’estremo difensore spagnolo oppure reale constatazione della situazione? Il dubbio resta, e se dovesse essere confermata la seconda ipotesi il Napoli si troverebbe di fronte al reale problema di sostituire lo spagnolo.
Esattamente un girone fa si raggiungeva forse il punto più basso della parabola del portiere spagnolo che difende i pali del Napoli: Napoli-Lazio 1:1. Al gol di Marek Hamsik risponde dopo meno di due minuti il gol di Keita Baldé su cui c’è la forte responsabiltà del portiere spagnolo che va giù in modo goffo su un tiro indirizzato sul proprio palo di competenza.
Poche settimane prima, esattamente alla quarta giornata di campionato, il trequartista del Bologna Simone Verdi esplode un bolide destro dai 35 metri. Il tiro e forte e la palla prende una traiettoria particolare, ma Reina si dimostra ancora insicuro, e la palla si insacca sotto la traversa. Fortunatamente per il Napoli la gara finirà 3:1 senza grandi conseguenze.
Più pesante l’errore (o meglio la lentezza di riflessi) in occasione del primo gol di Higuain nel ritorno della semifinale di Coppa Italia, gol che ha definitivamente tagliato le gambe agli azzurri e sul quale lo stesso portiere ha ammesso di poter fare di più.
Insomma le uscite a vuoto non sono mancate nella stagione del portiere azzurro, a cui però fa da contraltare un atteggiamento da leader unico nello spogliatoio azzurro – aspetto troppo spesso sottovalutato – e una capacità di prendersi delle responsabilità che hanno in pochi nella squadra di Sarri.
Fungere da faro in una squadra dove i titolari hanno 19, 20 o 22 anni vuol dire compiere un lavoro extra che non rientra in alcuna voce del contratto. Cercare di tenere alto il morale dei compagni quando questo, inevitabilmente, tende a calare ha un valore che non si calcola nei tiri parati o nelle uscite a vuoto.
E questo lo sa Maurizio Sarri, e lo sa anche la società che non ha mandato Hamsik o Insigne nelle fauci dei giornalisti dopo aver rotto il silenzio stampa in seguito all’arbitraggio “grottesco” della semifinale di andata della Coppa Italia. A parlare con i giornalisti c’è stato lui, che ancora una volta si è caricato sulle spalle una società che ama, e di cui sarà sempre fiero.
Possono quelli che negli sport americani si chiamano intagibles (ovvero quelle capacità che non si misurano in base alle statistiche) far dimenticare per un attimo qualche intervento non proprio perfetto? Probabilmente si, perché certamente né un Perin né un Meret potrenno caricarsi di tali responsabilità.
Ps: se il Napoli ha solo 4 punti di distanza dalla Roma lo deve proprio al suo portiere ed al miracolo compiuto al 95′ nella sfida dell’Olimpico. Pensandoci bene, non è poi così male!