Bistrattato, disprezzato, condannato. All’interno del bollente calderone della Serie A, nonostante le inevitabili differenze di vedute tra i vari allenatori, regna sovrana una certezza indissolubile: il lunch-match, ormai, ha fatto il suo tempo. Complesso da gestire a causa di importanti fattori quali l’eccessiva influenza del clima corrente, il totale stravolgimento dell’alimentazione dei calciatori e le ridotte tempistiche da assegnare alla rifinitura, l’anticipo delle ore 12:30 è divenuto in poco tempo il peggior nemico dei tecnici italiani. Portavoce indiscusso del malcontento generale in merito alla delicata questione, Maurizio Sarri, che in occasione della complessa ma vittoriosa trasferta di Empoli, si è lasciato andare ad una delle sue classiche dichiarazioni eloquenti: “Tutti lo pensano, ma la differenza è che io lo dico. A me fa schifo giocare alle 12.30. E, giocare a quest’ora, comporta una serie di problemi in più”. Eppure, analizzando la situazione da un punto di vista strettamente statistico, il rendimento in campionato del Napoli, per quanto riguarda le partite disputate ad ora di pranzo, risulta essere comunque piuttosto positivo.
La compagine partenopea, nonostante sporadici cali di concentrazione e di tenuta fisica in occasione dei lunch-match, non ha mai realmente sfigurato in questo genere di impegni, accumulando un bottino di tutto rispetto: al netto delle tre gare disputate alle ore 12:30, e dunque dei relativi nove punti complessivi a disposizione, la squadra azzurra ha infatti conquistato sette punti sfiorando, di fatto, l’en plein. Il suddetto dato, inoltre, assume ulteriore importanza considerando il fatto che questa mini-imbattibilità è stata interamente maturata in trasferta, ai danni di squadre relativamente insidiose tra le mura amiche quali Cagliari (vittoria agevole per 0-5), Empoli (vittoria sofferta per 2-3) e Sassuolo (pareggio sfortunato per 2-2), anche quest’ultimo risultato accettabile se estrapolato dal contesto relativo all’ossessiva rincorsa al secondo posto in campionato degli azzurri. Un discorso che, nel complesso, avrebbe tutte le carte in regola per poter spingere la squadra ad un approccio più benevolo verso questa tipologia di gare, se non fosse per la presenza di un ostacolo reso tale dal modus operandi dello stesso Sarri.
A differenza di quanto accaduto nel corso delle ultime stagioni per Juventus e Roma, indirettamente costrette anche dai numerosi impegni extra-campionato a rinunciare alla qualità del proprio calcio giocato pur di perseguire la vittoria finale, il Napoli ha cercato di mantenere costantemente alto il livello delle proprie prestazioni, abbinando la spiccata vena da esteta del tecnico azzurro alle importanti doti di palleggio e di realizzazione del gruppo partenopeo. Proprio da questo fattore, dunque, ha origine il malcontento di Sarri in merito alle gare delle 12:30, ree di influenzare concretamente e negativamente un assetto che, in condizioni standard, risulterebbe consolidato, efficace e dalla smisurata portata offensiva. Non è da escludere, quindi, la possibilità che l’allenatore azzurro decida, in fase di preparazione della prossima stagione, di lavorare dettagliatamente al contrasto di questa problematica che, essendo largamente condivisa, lo porterà a battersi virtualmente al fianco dei propri colleghi, appianando presunte differenze di vedute con questi ultimi. Ma che non diventi un’abitudine.