ESCLUSIVA – Aronica: “Dopo la vittoria in Coppa impiegammo due ore per lasciare la stazione! Futuro nelle giovanili azzurre? Sento spesso Grava. Su Cannavaro e Quagliarella…”

Storie di uomini di calcio. Storie di uomini che, un po’ per gavetta, un po’ per merito, un po’ per fortuna, arrivano a toccare vette inimmaginabili. Storie di uomini che lasciano un’impronta indelebile, un ricordo incancellabile. Che strappano applausi veri quando ritornano dove hanno lasciato il cuore. E a Napoli, Salvatore Aronica, ha lasciato proprio quel muscolo lì, quello che batte e accelera quando si è emozionati. Quattro anni e mezzo in azzurro non si dimenticano facilmente. Così come le 141 presenze che hanno accompagnato la sua avventura partenopea. E quindi sì, è sempre un piacere per lui tornare a parlare di Napoli e del Napoli. L’ha fatto in esclusiva ai nostri microfoni, Totò, tracciando un quadro completo dell’esperienza azzurra. Tra aneddoti, retroscena e ricordi indelebili.

Che ricordi ha di quella esperienza? 
“Ricordi bellissimi, è stato l’apice della mia carriera. Ho avuto la fortuna di giocare in una squadra con tanti top player, penso a Lavezzi, Cavani, Hamsik. Abbiamo raggiunto risultati importanti come la qualificazione agli ottavi di Champions e la vittoria della Coppa Italia. E poi un bel testa a testa con la Juventus! Tanti ricordi positivi, la ciliegina sulla torta è stata la nascita di mia figlia Greta”. 

Qual è il ricordo più bello? E il più brutto?
“Il più bello è quello della cavalcata in Champions, quando superammo un girone di ferro e andammo a giocarci gli ottavi di finale contro il Chelsea. Il ricordo più brutto è quel retropassaggio negli ultimi minuti di Napoli-Torino. Purtroppo un mio infortunio consentì al Toro di pareggiare la partita, è l’episodio più triste di quella mia esperienza”. 

Che emozione ha rappresentato, per lei, affrontare le big europee?
“E’ stata una grande emozione, una grande attestato di stima nei nostri confronti. Abbiamo avuto la consapevolezza di giocare alla pari con i top club d’Europa, perché affrontammo nel girone di qualificazione Bayern Monaco, Manchester City e Villarreal e agli ottavi il Chelsea. Ci siamo andati a confrontare con le squadre più blasonate d’Europa”. 

Ci racconta un aneddoto?
“Ho tanti ricordi, sono stati 5 anni belli e intensi. In quegli anni il Napoli viaggiava a gonfie vele, c’era tantissimo entusiasmo e tanta voglia di fare bene. La cavalcata con Mazzarri, poi, fu entusiasmante. Ricordo la vittoria di Coppa Italia, quando tornammo in treno alla stazione di Napoli trovammo un tappeto di persone. Impiegammo due ore per uscire dalla stazione! Ci volle più tempo per uscire da lì che per tornare da Roma! Fa capire la voglia, l’entusiasmo, l’amore e l’affetto che i napoletani nutrono verso la propria squadra di calcio”. 

Lei non è mai riuscito a segnare in azzurro, ma ci è andato molto vicino: 31 ottobre 2009, Juventus-Napoli, una conclusione dalla lunga distanza e una gran parata di Buffon. Che ricordi ha di quella partita e di quel tiro?
“Andammo subito in svantaggio 2-0, poi fummo bravi a ribaltare la partita e a vincere a Torino dopo tantissimi anni contro l’avversaria di sempre, la Juventus. Per me ci fu quell’opportunità al limite dell’area, tirai davvero bene, all’incrocio dei pali. Purtroppo trovai davanti a me Gianluigi Buffon, il portiere più forte al mondo: mi negò questa gioia”. 

Con quali compagni è rimasto in contatto?
“Un po’ con tutti a dire il vero. Con Cannavaro ho mantenuto un rapporto intenso, di amicizia. Ci ritroviamo spesso con le famiglie, anche quando torno a Napoli in vacanza. Con Paolo c’è un bel rapporto, ma anche con Gianluca Grava. Sono andato a trovare una volta il pocho Lavezzi a Parigi. E poi ho buoni rapporti con Iezzo, con Hamsik, Insigne. Abbiamo condiviso belle gioie in quegli anni”. 

A proposito di Cannavaro: cosa pensa della polemica sorta sui social dopo la sua prestazione in Sassuolo-Napoli?
“Nel calcio se ne vedono di tutti i colori! Prendo le parti di Paolo, sia perché sono suo amico, sia perché sono stato suo compagno ed ho avuto l’opportunità di valutare la sua professionalità. Essendo calciatori, bisogna sempre difendere i propri valori. E’ giusto che una persona lotti e dia il massimo per la propria squadra”. 

Che idea si è fatto della situazione Quagliarella e in che rapporti è con Fabio?
“Con Fabio ho giocato insieme. Certo, ci fu quell’episodio in cui lui mi diede una gomitata e fu espulso, ma subito dopo quella partita venne a chiedermi scusa. Avevamo ed abbiamo un bel rapporto. Ci stava che in quel momento fosse nervoso, però ci siamo rivisti e sentiti spesso. Dispiace che abbia avuto un problema di stalking con quel tizio lì, però ormai è tutto buttato alle spalle: è riuscito a ritagliarsi spazi importanti sia alla Juventus che alla Sampdoria.

Cosa la spinse a lasciare Napoli? 
“Ero a scadenza, avevo capito che Mazzarri sarebbe andato via e presi la decisione di comune accordo con il mister. Gli dissi che c’era questa opportunità di andare a Palermo e lui mi fece capire che sicuramente non sarebbe rimasto. Fu opportuno cambiare squadra, avevo quasi 36 anni. Con Mazzarri ho avuto ed ho tuttora un rapporto splendido, ho lavorato con lui tra Reggio Calabria e Napoli per circa sette anni”. 

Tornerebbe al Napoli? Magari da allenatore delle giovanili…
Magari! Sono in contatto con Grava, ho preso il patentino a Coverciano e sarei già abilitato ad allenare squadre giovanili e Primavera. Con Gianluca mi sento spesso e spero che ci possa essere questa opportunità, qualora si dovesse liberare un posto, per iniziare ad allenare nel Napoli”. 

Attualmente di cosa si occupa?
“Sono in attesa che finiscano i campionati per ripartire e rimettermi in gioco. Qualcosa si sta muovendo, potrei iniziare ad allenare già dalla prossima stagione”.

A cura di Vittorio Perrone e Gennaro Donnarumma

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