“La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce”. Il noto filosofo francese Jean Jacques Rousseau, attraverso questa massima enunciata nel ‘700, ha contribuito alla progressiva costruzione del concetto di pazienza come una virtù complessa da sviluppare e da gestire, come una sorta di sentimento in grado di accomunare un gruppo sempre più elitario di uomini. Per poter assaporare il dolce frutto della pazienza, infatti, servono nervi saldi ed una solida capacità di non lasciarsi facilmente trasportare da determinate pulsioni, tipiche dell’essere umano, quali frustrazione, sconforto ed autocommiserazione. Tutti fattori che, volendo trasferire questo discorso al mondo dello sport, si riscontrano molto facilmente nel calcio moderno: risulta essere sempre in costante aumento, infatti, il numero complessivo dei calciatori insoddisfatti del proprio scarso, o addirittura mancato, utilizzo all’interno di uno specifica compagine. Una critica che spesso lascia il tempo che trova, soprattutto se indirizzata verso gli allenatori dei top club, moralmente e contrattualmente costretti a vincere ad ogni costo a danno di qualsiasi potenziale turnover. Le eccezioni, tuttavia, fortunatamente esistono e proprio il Napoli, tra le svariate note positive della stagione, può vantarne un esempio lampante.
Si tratta, ovviamente, di Ivan Strinić, terzino croato alla sua seconda stagione e mezzo in maglia azzurra e protagonista, attualmente, di un vero momento d’oro. Una serie di ottime prestazioni, prima da subentrato e poi da titolare, hanno permesso all’ex laterale del Dnipro di scalzare, seppur momentaneamente, il titolare a tutti gli effetti sull’out di sinistra, ovvero Faouzi Ghoulam. Conquistare la fiducia totale del tecnico Maurizio Sarri, tuttavia, non è stato affatto un processo semplice per il giocatore: inizialmente,
Insomma, un traguardo personale tanto piccolo quanto paradossalmente importante per il meritevole croato, figlio di un sentimento sempre meno comune tra i propri colleghi, la pazienza. Perché proprio quest’ultima, più di qualsiasi abilità tecnica specifica, più di qualsiasi capacità di leadership nello spogliatoio e sul campo, più di qualsiasi trofeo più o meno importante nella propria bacheca, fa la differenza per calciatori silenziosi e disponibili, ma non per questo poco ambiziosi, come Ivan Strinić. Perché, dopo aver assaporato l’amaro dell’attesa, il gusto della realizzazione personale sarà squisitamente dolce ed inebriante.
Articolo modificato 30 Apr 2017 - 12:52