11.195 chilometri, 6.956 miglia: la distanza tra Napoli e Buenos Aires. Un anello di congiunzione per niente banale, a legare due mondi: Diego Armando Maradona. Nei “barrios” come nei quartieri partenopei, la leggenda del Pibe de Oro continua a vivere. Su un muro, nei vicoli, nei ricordi di chi, in campo, ne poté ammirare le gesta e apprezzarne la grandezza, umana e sportiva. Diego non è stato, si sa, solo un giocatore. È stato tutto per due popoli, il simbolo di riscatto, la voglia di rivalsa, l’esempio, l’icona di chi, dal nulla, può diventare il migliore.
È stato questo anche per San Spiga, artista argentino che è a Napoli in questi giorni, per una sola ragione: omaggiare, ovviamente, D10S. In un periodo non casuale: nel mese in cui, quest’anno, si festeggerà il trentennale del primo, storico scudetto azzurro, ovviamente a firma Maradona (il 10 maggio, n.d.r). San quest’oggi, all’int
Poi qualche considerazione sull’uomo Maradona: “Diego rappresentava e rappresenta ancora oggi lo spirito popolare che trionfa nella vita. Lui era ed è un uomo del popolo; siamo cristiani, è vero, ma nel suo caso possiamo fare un’eccezione: lui è un Dio per i tifosi partenopei e argentini, su tutti quelli del Boca. Chi contesta Maradona come uomo è perché è un frustrato della vita: Diego è l’immagine di quel ragazzino povero e coi piedi sporchi che riesce ad emergere e a cambiare la sua storia. Un’icona, nient’altro da aggiungere. Di Maradona apprezzo, ed apprezzerò sempre, il suo essere così fuori dagli schemi, sempre sui generis: un rivoluzionario, senza dubbio il Che Guevara del calcio. E dunque ‘Hasta la victoria siempre, vamos Diego!”.
Ebbene Diego vive, in quelle strade, tra quei due popoli, uniti dalla sua linea sottile, che come nessuno ha rappresentato e da cui è stato amato in maniera viscerale. E la sua luce continua a risplendere, sui muri, nei disegni, nei murales: da sempre, per sempre.
A cura di Gennaro Donnarumma e Vittorio Perrone.