Salvate il soldato Giaccherini: un particolare dato rende amara la sua stagione

Un vero top club che si rispetti, in un calcio moderno così carico e denso di impegni settimanali, necessita inevitabilmente di una rosa ampia, sia dal punto di vista strettamente numerico che dal punto di vista della polivalenza tattica di ogni singolo elemento che la compone. Tenere alta la concentrazione ed una forma fisica tale da permettere la sopravvivenza su più fronti all’interno della stessa annata sportiva, a prescindere dal retaggio storico e di esperienza complessiva dello specifico top club di riferimento, rappresenta spesso un’impresa ardua che, d’altra parte, giustifica la presenza e l’utilizzo di quei calciatori volgarmente definiti come “riserve” e, di conseguenza, l’attuazione più o meno frequente del tanto amato turnover.

Esistono circostanze, tuttavia, in cui il fato risulta essere particolarmente beffardo, riducendo all’osso le occasioni di potenziale rivalsa per questi giocatori che, per i motivi più disparati, si ritrovano impegnati sempre nello stesso tipo di occupazione: accomodarsi stabilmente in panchina. Ed il Napoli, esempio di abbondanza di elementi per ogni reparto di gioco, non può esimersi dal presentare un caso del genere.

Si tratta, ovviamente, dell’instancabile tuttofare Emanuele Giaccherini che, sin dal proprio approdo in maglia azzurro, è riuscito ad assaporare il terreno di gioco con il classico contagocce. Reduce prima da una stagione non esaltante con la casacca del Sunderland e poi da un’annata strepitosa in prestito al Bologna, il calciatore ha attirato inevitabilmente l’attenzione del club partenopeo che, considerando anche i trascorsi positivi con la maglia della Juventus, ha colto la propria capacità di rendere discretamente bene ad alti livelli e, di conseguenza, non ha esitato minimamente a strapparlo alla fitta concorrenza nel corso dell’ultima sessione estiva di mercato.

GIACCHERINI AVREBBE MERITATO MAGGIORE SPAZIO?

Ma, nonostante le intenzioni fossero ottime da una parte e dall’altra, il calciatore si è ritrovato presto a fare i conti con la realtà dei fatti che, in un top club, risulta sempre difficile da digerire: solo 17 presenze stagionali incamerate dall’esterno che, tra Serie A, Coppa Italia e Champions League, aggiungendo anche gli scarsi minuti nei quali è stato impiegato durante l’ultima gara interna col Cagliari, può vantare un totale di 380 minuti giocati, poco più di 4 partite complessive. Una miseria. Già, ma uno scenario del genere, considerando la rosa della squadra al momento dell’acquisto, era realmente così impronosticabile per il giocatore stesso? Possibile che un calciatore dell’esperienza consolidata come Giaccherini non avesse messo in conto un destino che, di fatto, avrebbe inevitabilmente generato un suo sottoutilizzo?

Risulta piuttosto lecito pensare che il giocatore fosse perfettamente a conoscenza del possibile compromesso che il raggiungere un top club in età avanzata generalmente comporta; risulta, tuttavia, altrettanto lecito ipotizzare che Giaccherini, forte della propria conoscenza verso il calcio italiano, abbia potuto pensare, al momento della firma con il club partenopeo, di riuscire ad incamerare un minutaggio nettamente maggiore ai danni dei più giovani ed inesperti Rog e Zielinski, nel caso in cui fosse stato considerato come mezzala, o dell’onnipresente Callejon di cui, però, Maurizio Sarri si fida ciecamente, al punto da avergli cucito addosso l’etichetta di “irrinunciabile”. Che l’errore di calcolo sia diretto o indiretto, voluto o meno, non è da escludere una possibile dipartita, nell’immediato futuro, del calciatore che, trentaduenne, necessita profondamente di sentirsi importante e di salvare, appunto, la fase finale della propria turbolenta, seppur onestissima, carriera.

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