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Editoriale

Napoli 1987 – 2017. Un ponte tra passato e futuro

La Napoli ricca di contraddizioni, mescolanze e dualità travasata nel calcio. Quella Napoli città meravigliosamente imprigionata tra passato e futuro ma spesso un po’ pigra per trarne giovamento. Proprio qui, e dove sennò, non poteva che consumarsi la rievocazione del 10 maggio 1987 tra lacrime e crisi isteriche. Un convivio con i ricordi proprio mentre nella versione 2.0, tra obiettivi ancora non sfumati e negoziazioni contrattuali, si pianifica l’avvenire. Rispetto e ammirazione per i campioni che furono si fondono con la nostalgia. Ora è tempo di soffiar via la polvere e tornare a colorare la città d’azzurro senza cliccare su play.

L’idea di intrecciare un successo epocale con i frutti della rinascita era nobile. La squadra del primo Scudetto a sfilare in passerella con il Napoli 2016/2017 sarebbe stato come sfogliare due splendide pagine di un unico libro di storia. Un altro frullato di emozioni con un shaker tipicamente napoletano. Agganciato però alla realtà degli impegni attuali, con date diverse da quella di ieri, senza ovviamente sminuire l’importanza dell’evento. Non sarebbero mancate le critiche, quelle sono un’immancabile cornice in ogni caso. Ma almeno si sarebbero evitati spiacevoli malintesi e litigi inopportuni in una giornata di festa. Niente da fare, figurarsi se è mai possibile trovare un compromesso tra posizioni così radicali.

E allora via con le celebrazioni, che troppo spesso fanno rima con contraddizioni. Tour della città con bus scoperto, non esattamente attinente alle abitudini dei caroselli anni ’80. Tanti ragazzini a seguirne gli spostamenti, molti dei quali magari conoscevano più l’autista che i veri protagonisti. Poi l’harakiri del San Paolo a porte chiuse. Magari fosse stato aperto, tuttavia, che senso avrebbe avuto un giro di campo senza pubblico? Una standing ovation inscenata dai sediolini? E beh, loro sì che ricordano perfettamente quegli anni. Poco importa, gli ex ragazzi tricolore nemmeno hanno varcato la soglia dell’impianto di Fuorigrotta. L’incoerenza più rumorosa e anche più amara. Quello stadio è divenuto tempio dei napoletani grazie a quella squadra e alle magie di Diego. Da lì nasce anche la reticenza dei tifosi ogni qualvolta si paventa lo scenario di costruire una nuova struttura altrove. Ebbene, vedere capitan Bruscolotti e compagni al di fuori dei cancelli è come restare fuori di casa perché i tuoi genitori fingono di non riconoscerti. Il teatrino del malcontento retto da superficialità e testardaggine.

Occorreranno ago e filo per ricucire questa ferita. Noi, intanto, riattiviamo la macchina del tempo per ricondurre i pensieri ai giorni nostri. Al desiderio di rivivere quei fasti e non essere eternamente legati al cordone ombelicale della nostalgia. L’ottica è decisamente diversa. Senza Maradona, senza colpacci da far fruttare nel breve termine per poi tranciare i bilanci. Ma con una gestione oculata e sapiente, un progetto con occhi rivolti sempre in avanti ma senza perdere gli equilibri. In questa programmazione, la solidità raggiunta non va intaccata e ad essa si devono aggiungere ulteriori tasselli. De Laurentiis vuole Sarri in stile Ferguson ed è un’investitura avallata persino dalle curve. Il mister ha parlato di ciclo e di un’intelaiatura di squadra da mantenere se lo si vuole continuare. Il rinnovo di Insigne, l’accordo vicino con Mertens, i nuovi spiragli con Ghoulam e la politica dei giovani sono già argomenti granitici. Prevedere innesti funzionali basati su queste fondamenta è sicuramente più semplice. Poi ci sono gli aspetti fuori dal terreno di gioco: promozione del marchio, questione stadio, infrastrutture, ecc. Sono tanti gli scalini da salire prima di arrivare al piano dei vincenti.

In mezzo a due fuochi. Tra un passato glorioso ed un futuro tutto da conquistare, il Napoli ha soprattutto un presente da vivere. Si scrive secondo posto e si legge “agosto senza patemi”. Non è solo nelle sue mani, purtroppo, ed è lì ad inseguirlo domenica dopo domenica. Le possibilità di rendere speciale questo sprint finale ci sono ancora e l’obiettivo è non demordere. E lottare contro folate di vento a volte fin troppo avverse. Basta quello ai tifosi, 30 anni fa come oggi, per non rischiare di restare fuori dai cancelli del cuore.

Ivan De Vita

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