“Competizione tra due o più persone che cercano di prevalere, l’una sull’altra, nel raggiungimento del medesimo obiettivo”. La seguente, nell’immaginario collettivo, rappresenta la definizione più accreditata di concorrenza che, altrettanto generalmente, rimanda ad una sorta di competizione spietata, e spesso sleale, in grado di coinvolgere due o più individui disposti a tutto pur di primeggiare in un determinato ambito. E’ lecito pensare, tuttavia, che possa esistere un’accezione decisamente più positiva e gratificante del termine, ovvero una competizione essenzialmente sana attraverso la quale tutti gli individui coinvolti possano stimolarsi costantemente e reciprocamente, traendo un beneficio relativo gli uni dagli altri.
Sono solo ricordi di un passato turbolento, ormai, tutte le speculazioni relative proprio alla delicata coesistenza, all’interno della rosa, dei centrocampisti Jorginho ed Amadou Diawara, mediani dalle caratteristiche tecniche estremamente differenti. Sin dal proprio debutto con la casacca azzurra, avvenuto in Champions League in occasione del match con il Besiktas, infatti, l’ex gioiellino del Bologna ha rappresentato una vera minaccia per la continuità di rendimento del regista italo-brasiliano che, nella prima metà di questa stagione, è progressivamente scivolato verso la panchina per fare spazio, tra i titolari, al talento guineano. Immancabili, in uno scenario così caotico, le insistenti voci legate ad un eventuale trasferimento del giocatore che, considerata la prematura esplosione della sua giovane controparte, risultavano piuttosto attendibili e fondate.
Una concorrenza sana che, nel corso di quest’annata, è divenuta innanzitutto convivenza sportiva e, successivamente, coesistenza, nell’interesse del raggiungimento di un obiettivo comune che non riguarda più l’affermazione personale, ma la salvaguardia dell’equilibrio di una tipologia di gioco che, contro qualsiasi scetticismo, ha incantato tutta l’Europa.
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