“Questo è un gruppo sano, con dei valori. Crede fortemente in quello che gli presento, io sono l’allenatore da Serie C con gli stessi difetti, ogni tanto mi incazzo e uso un linguaggio che non dovrei usare. Non è difficile gestire i grandi calciatori, è difficile gestire le primedonne in C”. Maurizio Sarri, nel corso della conferenza stampa pomeridiana, alla vigilia del match casalingo con la Fiorentina, ha deliziato i giornalisti presenti con la tanto attesa affermazione sul proprio carattere esuberante. Un’ammissione di colpa, se così la si vuole descrivere, che ha il gusto di una liberazione. Perché, a prescindere da quali siano attualmente i temi caldi in casa azzurra, non bisogna dimenticare che il Napoli, in questo rush finale di campionato, non si gioca solo la conquista del secondo posto ed il conseguente accesso diretto alla prossima Champions League ma, paradossalmente, un’intera stagione. Un piazzamento alle spalle della Roma, per quanto possa essere gestibile dal punto di vista economico e degli impegni supplementari della squadra, sarebbe una profonda ferita nell’orgoglio al termine di un campionato pirotecnico.
Le parole del tecnico azzurro, tuttavia, potenzialmente rappresentano ben più di un semplice mea culpa. Si tratta di una netta presa di posizione, di abbracciare il proprio carattere più o meno discutibile, e gli eventuali limiti che ne derivano, di proseguire su una strada parallela, ma non distante, rispetto a quella dei propri colleghi. Pensiero comune è il fatto che, ad alti livelli, un comportamento così verace non
E se tutto ciò, per motivazioni che hanno dell’assurdo, deve necessariamente spingere verso la classificazione del tecnico come un “Allenatore da serie minori”, allora è più che giusto che il Napoli si vanti di aver pescato il miglior elemento tra questi ultimi, un professionista che ogni giorno combatte con la pressione derivante da una piazza calcisticamente esigente, dai mal di pancia vari di alcuni calciatori e, soprattutto, dalle incomprensioni piuttosto frequenti con i vertici dirigenziali del club. Perché i limiti caratteriali, con la buona volontà di tutte le parti in gioco, sono arginabili. Perché ci si può etichettare come appartenenti alla Serie C pur conservando un cuore ed una passione autentiche, da Serie A.