“Ricomincio da tre, ricomincio da quei tre”: sarà stato questo, forse, il primo pensiero di Sarri al fischio finale della sfida vinta e dominata contro la Sampdoria. Un dominio che, se ancora ce ne fosse bisogno, dimostra per l’ennesima volta la potenza degli azzurri. Un 2-4 schiaffato in faccia ai cori beceri di quattro imbecilli che non meritavano neppure di assistere a cotanta bellezza. Un 2-4, però, risultato inutile ai fini del piazzamento Champions diretto: la Roma supera all’ultimo respiro il Genoa e si prende il secondo gradino del podio.
Ma ora più che mai bisogna ricominciare da tre. Ripartire dal terzo posto per cercare di fare il doppio salto in avanti. Ricominciare dal terzo piazzamento per cercare di costruire, finalmente, una stagione di successi, di trionfi, di titoli, di coppe. Sì, finalmente: perché per una squadra che esprime un calcio di una bellezza così straripante sembra quasi un delitto chiudere anche la prossima stagione senza titoli.
Ricominciare dalla terza stagione di Maurizio Sarri sulla panchina del Napoli. L’allenatore dal tocco magico: ha trasformato un gruppo di talenti e campioni in una macchina perfetta. Record su record, battendo anche sé stesso. Il suo Napoli è una meraviglia, un calcio totale. E il paragone con il “calcio totale” di un altro rivoluzionario – Arrigo Sacchi – pare non essere per nulla forzato. Mancano i titoli, si dirà. Ma quelli dovranno per forza arrivare – facendo i dovuti scongiuri. Perché, come più volte detto anche dal buon Maurizio, questa assurda idea del vincere giocando male può essere annullata solo portando a casa qualche titolo.
Partire da qui: ricominciare da tre, ricominciare da quei tre.
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