Raiola piazza lo zampino, Donnarumma lascia il “suo” Milan. Il suo unico fallimento si chiama Marek Hamsik

E’ stata la notizia della giornata di ieri e probabilmente avrà una lunga, lunghissima risonanza: con una diretta sui canali ufficiale del Milan, Marco Fassone ha annunciato la scelta di Gianluigi Donnarumma (o di chi lo rappresenta) di non rinnovare il contratto con la sua squadra del cuore. La perplessità è generale, in tanti non avrebbero scommesso un euro sul mancato rinnovo, anche chi ha seguito da vicino gli sviluppi della vicenda.

Il vero artefice di questa pagina di calcio sembra essere il procuratore del giovanissimo portiere di Castellammare, Mino Raiola, spesso protagonista di episodi simili, che in casi come questo rischiano di compromettere un intera sessione di mercato. Il danno economico per i rossoneri è di parecchie decine di milioni, per non parlare del danno tecnico. Quando si parla di baci alla maglia poi traditi, il fattore comune è spesso lui: tralasciando Zlatan Ibrahimovic che di maglie ne ha baciate più di una, è successo anche a Paul Pogba, che baciò la maglia bianconera per poi trasferirsi a Manchester, e a Mario Balotelli. Lo ha fatto anche Romelu Lukaku, attaccante dell’Everton assistito sempre da Raiola, che ora è in procinto di trasferirsi altrove.

Questo genere di “figura professionale” rappresenta l’emblema dello spesso tanto vituperato calcio moderno. C’è chi lo ha capito a suo tempo, senza badare a cifre o club prestigiosi, ed è il capitano azzurro Marek Hamsik, ex assistito proprio di Mino Raiola, che nell’estate del 2011 provò ad allontanare da Napoli un giocatore che recentemente ha raggiunto Diego Armando Maradona nella classifica marcatori della storia azzurra in Serie A. Il presidente Aurelio De Laurentiis puntò il dito in tempi non sospetti sull’ex agente dello slovacco, accusato di gestire i calciatori solo per i propri introiti, senza badare agli interessi delle società, e spesso anche degli stessi assistiti.

La destinazione di Hamsik sarebbe stata proprio il Milan, Raiola spingeva ma il capitano del Napoli, nonostante sembrasse gradire la destinazione rossonera, scelse per la permanenza sotto il Vesuvio: “Fino a che sarò felice, rimarrò qui”. Tutto si concluse con il tripudio di migliaia di tifosi in piazza a Dimaro per i saltelli dello slovacco al coro ‘chi non salta rossonero è’. Non a caso, Raiola di lì a poco man mano si allontanò dal giocatore, e fu probabilmente il suo fallimento più grande, in un mondo dove per una volta l’interesse economico è stato battuto dai sentimenti. “Filosofie diverse” diceva Raiola, e probabilmente – tenendo presente la sua – è un complimento per lo slovacco, dichiaratosi “Orgoglioso della scelta fatta” a seguito di alcune dichiarazioni del suo ex procuratore nel 2015, dove criticò la scelta di fede del capitano azzurro:

“Si è seduto, l’ambiente si è saturato, non ha più stimoli. Non sono andato avanti nel lavoro con lui perché le nostre filosofie erano diverse. Io ero cattolico, lui protestante, non potevamo stare nella stessa chiesa. Quando dicevo che bisognava venderlo valeva 60-70 milioni. Oggi invece a quanto siamo?”.

Le assicuriamo, signor Raiola, che pur con qualche milione in meno, Marekiaro ha avuto molto di più. Ha avuto qualcosa di unico: non è stato mai lasciato solo. Anche nei momenti peggiori, l’amore della tifoseria non è mai mancato: come solo in famiglia può succedere. Ed oggi Napoli si gode la fascia di capitano sul braccio di una delle ultime bandiere di questo calcio, oggi più che mai.

Fonte: Profilo ufficiale Facebook

 

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