Può un’amichevole contro il modesto Trento, società dilettantistica, dare delle risposte definitive? Forse no, ma fornisce senza dubbio gli indizi da cui si può cercare di dipanare il complesso groviglio offensivo del Napoli. Ad oggi in rosa, oltre ad Insigne, Ounas e Callejon, che di mestiere fanno gli esterni, ci sono in rosa 2 centravanti naturali ed uno, si potrebbe dire, ‘acquisito’ (senza calcolare il partente Zapata).
Questo post in breve
Quante squadre, non solo italiane, possono vantare un arsenale offensivo come quello del Napoli? Poche. Sì perché la forza offensiva degli azzurri e sopratutto la varietà di soluzioni che questi possono mettere in campo sono veramente difficili da eguagliare.
Lo scorso anno, complice il disgraziato infortunio di Milik, il mondo intero ha scoperto quanto potesse essere devastante quel piccolo belga, capace di infilarsi tra i difensori a piacimento e di mettere a segno 28 gol in campionato, come se fosse un Cavani o un Higuain qualsiasi.
Adesso Ciro (perché così ormai lo chiamano anche in Trentino) è padrone assoluto dell’attacco del Napoli e guai a schiodarlo da quella posizione dove ha riscoperto il gusto di gonfiare la rete. Dopo le 6 reti rifilate alla Bassa Anaunia, adesso è la volta del Trento che ci mette pochi minuti a capitolare sotto i colpi del belga. Stavolta una rete soltanto, ma una grande prova di altruismo, grazie alle imbucate per Callejon e gli altri compagni.
Chi davvero ha avuto impatto però nel gioco azzurro di quest’estate è stato Arkadiusz Milik, il vero nueve, quello col fisico prestante e capace di abbattere le difese, anziché aggirarle. La prova del polacco col Trento recita: 25 minuti giocati, 2 gol di cui uno in mezza rovesciata sotto porta.
Quello che sorprende però è la capacità di Sarri di imprimere al Napoli tutto un altro gioco quando è in campo l’ex Ajax, con un maggiore utilizzo degli esterni difensivi che vanno molto più spesso al cross per sfruttare i centimetri di Arek e con tanti palloni, anche sporchi, messi dentro l’area.
Milik dunque è il centravanti tipico, quello che ogni squadra deve avere per definirsi completa, e quello capace anche a partita in corso di sbloccare una gara impantanata che non si sblocca. Mertens la scheggia impazzita, che unisce rapidità e imprevedibilità, dribbling e tiro da fuori. Insomma quali armi bisogna usare per fermare quei due? Le difese se lo chiederanno, e non è detto che trovino una risposta.
Siamo a luglio e trovare qualcosa che non va è molto difficile, anzi forse inutile. Però c’è chi ancora sembra un corpo avulso dalla squadra, un giocatore mai pienamente integrato con i compagni. Stiamo parlando di Leonardo Pavoletti. Lo scorso anno, veniva da un infortunio e non aveva potuto esprimere a pieno le sue potenzialità.
Quest’anno invece la situazione fisica è migliorata, ma quello che a Genoa era Pavoloso, a Napoli continua ad essere semplicemente Pavoletti, ovvero un buon giocatore, un rincalzo di livello eventualmente di Mertens e Milik, ma nulla di più. Difficile che il giocatore accetti di essere la terza scelta nelle gerarchie di Sarri, e quindi forse meglio provare a piazzarlo sul mercato, e rinforzare quei reparti che hanno maggiore bisogno di ritocchi.
Non è da escludere però che Leonardo, quella titolarità, che oggi sembra una chimera, voglia giocarsela sul campo, con la consapevolezza che quei due là davanti sono veramente difficili da scalzare.