Trento sa chiudere cerchi in cui il Napoli finisce costantemente per essere inglobato, e completamente. Quasi ermeticamente, poi: nel bene e nel male. Ma soprattutto, Trento riesce a trasmettere la sensazione di cosa sia diventato l’azzurro stampato sul cuore: ora è aspettativa, tensione, paura che l’entusiasmo diventi ingiustificato dai primi tremolii in difesa.
Eppure, lo sapevamo. E lo sapeva Sarri. Che di calma si fa forza, di determinazione progetta il futuro. Anche perché non c’è modo migliore di affrontare un campionato non iniziato, però già storico. È la forza di certe piazze, del resto: quelle in cui ci si ferma a parlare. Del più, del meno, di cosa manca e di cosa resta.
Questo post in breve
SI RIPARTE DA ZERO
Ecco: cosa resta? Un po’ di certezze, tanto per iniziare. Che dal ritiro di Dimaro si sono staccate completamente dal resto della squadra: vige il motto del ‘testa bassa e pedalare’ per gli azzurri. E resiste a ben vedere, con giusto raziocinio. Resta Hamsik, con le sue incursioni; resta la difesa, coi suoi scricchiolii. Resta poi un pubblico meraviglioso che porta le scorie della scorsa stagione: oggi è allergico agli scivoloni, provocano prurito e perenne insoddisfazione.
Ma si riparte da zero, soprattutto dal punto di vista fisico: e il primo tempo è indicativo. Così come la reazione: non rabbiosa, ma ragionata. Segno di profonda maturità.
I CONFINI AZZURRI
Ci sono spunti e immagini, che si rincorrono tra loro come sogno e realtà: si sfiorano, ma non si toccano. Si vogliono, ma non possono coesistere. Milik è il vero confine di questo Napoli: Sarri vorrebbe farne un fuoriclasse di scorta, però il polacco si apre come una finestra dopo una folata di vento. Ed è lui stesso a far passare aria, la sua aria.
Aria che è fresca, salubre, sa di rivincita e di previsti imprevisti. Qui in Trentino è ancora tempo di domande: ma presto i giorni pretenderanno risposte. Stessa storia, stessa sorte, stessa musica che ronza, è quella di Ounas: acerbo, forse. Potenzialmente, al livello di chi lo precede nelle gerarchie. Sgrezzarlo dovrà essere un piacere per il tecnico toscano.
AVANTI DI TESTA
I cambi son tanti, i pensieri neanche scherzano. Quel che colpisce in ogni caso è la costanza mentale con cui gli azzurri sanno riaffrontare le difficoltà: c’è un upgrade, in effetti. Non nel gioco, nella testa. Che diventa dunque fucina di buone sensazioni: perché gli errori si limitano, i punti si recuperano, ma la testa ce l’hai o non ce l’hai. Il Napoli ce l’ha e sa usarla, nonostante il risultato, le paure e gli screzi tattici. Nonostante i primi accenni di pressione che non concepiscono la concezione di precampionato.
Napoli-Chievo è una festa, sì. Una festa a cui non partecipa il bel gioco, ma una squadra in crescita e in fase totale di preparazione. Cosa vuol dire? Che bisogna aver pazienza, che occorre capire perché si parla di calcio d’estate. Che per il preliminare c’è ancora tempo e col tempo si arriverà al preliminare. Sarri allarga le braccia e morde il filtro della sigaretta: se tutto va come deve, un buon cubano a fine agosto non glielo toglie nessuno.
Cristiano Corbo