PRECAMPIONATO NAPOLI
di Vittorio Perrone (@pervi97) – L’avrà pensato Sarri. L’avran pensato i calciatori. L’avrà pensato probabilmente anche l’ultimo custode a chiudere il San Paolo ieri sera: ci vediamo fra sei giorni. E poco meno. Quando ci sarà da fare sul serio, quando non saranno tollerati errori di alcun genere. Perché le sfumature e le diverse interpretazioni del calcio d’agosto terminano quando s’inizia a giocare per davvero. No, niente “c’è qualcosa di buono”. Solo il risultato. Bianco o nero e senza tonalità di grigio.
Il tempo dei bilanci, dei test, delle valutazioni s’è esaurito al termine dei novanta e rotti contro l’Espanyol. Però nell’attesa spasmodica del preliminare, vale la pena riavvolgere il nastro, tornare indietro e tracciare un bilancio dell’intero precampionato. A costo di sollecitare i ricordi fino alla primissima uscita, quella contro l’Anaunia.
Cosa lascia il precampionato?
Questo post in breve
La domanda chiave. Beh, si parte dai risultati, quelli che nel calcio hanno il peso specifico maggiore ma che in quello d’agosto si perdono nella visione d’insieme. Lo score recita otto partite, cinque vittorie, due pareggi e una sconfitta. 35 reti messe a segno, dato inevitabilmente sporcato dalle 24 delle prime due uscite. Sei, invece, al passivo. Numeri più che positivi, prendendo atto del calibro di certe amichevoli e considerando l’unica sconfitta, quella con l’Atletico Madrid, come frutto degli eventi e del caso.
E quindi sì, dei risultati si può sorridere. Malgrado qualche dimenticanza di troppo nelle retrovie che ha suscitato taluni malumori nei tifosi, malgrado un attacco che s’è dimostrato sì in palla ma che s’è perso in qualche narcisismo di troppo.
Up&Down, Top&Flop: statistiche, statistiche, statistiche. Note positive, liete e altre meno liete. Di certo il Napoli non ha perso nulla sul piano dell’estetismo. Il bel giuoco illumina ancora i campi calcati dalle casacche azzurre. Questione di sincronismi collaudati al millimetro. Roba da impressionare anche quei pallonari amanti del tiki taka che sono gli spagnoli: l’uscita di palla di Reina e compagni contro l’Atleti è stata celebrata nella regione iberica.
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Meccanismi che sono ora più solidi, oliati dalle mani del maestro Sarri. Secondo: la confidenza dei calciatori, la sfacciataggine di ammettere che sì, quello venturo può essere l’anno buono. E ancora Adam Ounas, il gioiellino arrivato da Bordeaux e integratosi alla perfezione in un batter d’occhio. E Callejon, l’inesorabile, inesauribile e imprescindibile. Loro – e un ottimo Jorginho – hanno rubato la scena in un precampionato vissuto tra gli entusiasmi e i sogni di gloria di Dimaro.
Qualche intoppo però è da registrare. Qualche meccanismo difensivo non ha evidentemente funzionato contro l’Atletico, la difesa nelle gare più probanti ha sempre sofferto. I primi dieci minuti della ripresa al Vitality Stadium di Bournemouth si sono rivelati un incubo. L’incubo di un Napoli che aveva creato, sprecato e s’era ritrovato a soffrire. Meno specchi, più fatti.
Per restare ai singoli: Rog è parso un po’ spaesato, in ritardo di condizione rispetto ai compagni. Come Hysaj, come Tonelli. A tratti la stessa sensazione l’ha trasmessa Zielinski. Per i titolari aggiunti ci sarà tempo per ingranare, per i partenti l’orologio invece scorre (il sovracitato Tonelli, Pavoletti, Zapata, Strinic).
Il Napoli riparte dalle sue certezze, quelle filosofiche dei concetti di gioco e quelle invece dei singoli: con il Nizza largo ai titolarissimi. Con l’unica eccezione, probabile, di Maggio al posto di Hysaj. Tralasciando lo stagionato terzino, è una filastrocca che i tifosi sanno a memoria:
Reina-Albiol-Koulibaly-Ghoulam
Jorginho-Hamsik-Allan
Insigne-Mertens-Callejon (da leggere, per quanto possibile, in rima)
Qualcuno si lamenta dei pochi flussi dal mercato. Qualcuno, invece, potrà dire che la più grande forza del Napoli sia questa.
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Articolo modificato 11 Ago 2017 - 10:56