Per definizione, che lo si chiami bomber, centravanti, prima punta o quant’altro, l’attaccante è quello che deve buttare il pallone in fondo al sacco. Su questo nessuno ha da eccepire, ed in Serie A pochi lo fanno meglio di Arkadiusz Milik. L’attaccante polacco del Napoli infatti, sebbene ancora non abbia raccolto nemmeno 20 presenze nel massimo campionato nostrano complice lo scellerato infortunio dello scorso anno, ha dimostrato di essere un cecchino (quasi) infallibile.
Il rientro, si diceva, dovrà essere graduale, tanto più adesso che c’è un Mertens in formato Super-bomber che difficilmente si schioderà dal centro dell’attacco. Eppure Milik ha fatto ancora una volta a modo suo, e come di prepotenza sfonda le difese avversarie, così si è preso il centro della scena ed in 60 minuti ha chiuso una gara aperta dallo sfortunato tocco di Souprayen.
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Lo scorso anno si era presentato come l’erede di mister 36 gol, e con le doppiette a Milan e Bologna era subito entrato nel cuore dei suoi nuovi tifosi azzurri. Sì perché uno così, uno che la butta dentro quasi ad ogni tiro, era proprio ciò che serviva ad un pubblico orfano del Pipita.
Poi l’infortunio, che però non ha potuto oscurare quanto di buono fatto prima: 3 gol in 4 partite di Champions e una media gol, in rapporto ai tiri nello specchio, impressionante. Nell’annus horribilis 2016-17, Arek Milik era riuscito a mettere in rete il pallone 5 volte su soli 13 tiri in porta. Una media – quella di un gol ogni 2,6 tiri – che risulta impressionante, dato che anche il fenomenale Mertens della scorsa stagione ha fatto leggermente peggio (2,8).
Ed anche contro il Verona il polacco si è ripetuto immancabilmente. Tanto gioco per la squadra, ma quando inquadra la porta diventa letale: contro gli scaligeri 2 soli tiri in un’ora di gioco, ma tanto è bastato per abbattere le flebili difese di un Verona rimasto inerme.
Qualcuno allora potrebbe obiettare che nessuno è perfetto, e che proprio un suo clamoroso liscio davanti a Cardinale ha fatto si che il discorso Nizza non fosse del tutto chiuso con la gara del San Paolo. Ed ecco che entra in gioco il secondo fattore: Arek ha bisogno di tempo nella gara per carburare e seguire il respiro dei compagni, tempo che può dargli soltanto la titolarità.
Quando ha giocato titolare, Milik ha quasi sempre segnato, con precisione ben 3 reti in 5 gare iniziate dal 1′. Ecco, qui arriva il problema: questa titolarità Sarri non può assicurargliela, anche per rispetto a chi la scorsa stagione, in un ruolo non suo, ha segnato 28 gol e trascinato il Napoli a un unghia dal secondo posto. Milik intanto si fa trovare pronto e Sarri si sfrega le mani.
RIPRODUZIONE RISERVATA – Davide Limatola
Articolo modificato 24 Ott 2017 - 19:29