Testa alta, fascia salda al braccio, per la gioia del popolo azzurro accorso in Veneto. L’istantanea più bella al triplice fischio. Tre punti come richiesto: è qui la festa, e tanto, tantissimo, passa dall’incantevole danza di Lorenzo Insigne sull’opinabile rettangolo verde del Bentegodi. Verona-Napoli non è mai una partita qualsiasi, neanche a dirlo per chi orgogliosamente ostenta la napoletanità più pura trasfusa su un campo di gioco. Spettacolo made in Naples. Talento e sfrontatezza in barba al tiro al bersaglio che non accennerà mai a placarsi dagli spalti. Un’arena che non stranisce, esalta. E quel fuoco dentro che contradistingue i migliori che cresce, fino a divampare.
LEADER
Gara da antologia, leader tecnico dell’undici schierato da Sarri nella capillare gestione di energie in un inizio stagione che già profuma di tour de force. Leader tecnico, dicevamo, ma non basta. Protagonista vero. Quando al talento innato si abbina una personalità ormai saldamente cucita addosso. Punto di riferimento, porto sicuro per i propri compagni. Se la palla la accarezza lui c’è da star tranquilli. Trascinatore, senza l’assillo della gioia personale. La cerca, questo è ovvio, del resto sarà proprio il numero 24 azzurro a chiudere la gara con il maggior numero di battute a rete: 9. Ma non esiste ossessione quando all’affermazione del singolo si contrappone un’uguale capacità di scolpire gioco, con fermezza. Sapendo, nel caso, anche fungere da argine. Con applicazione costante, certosina dedizione in fase di non possesso.
NUMERI, MA NON SOLO…
Estro e fosforo. Legna – primo anche nei tackle, ben 5 – e trascinante fonte di gioco, chiedere altro sarebbe fin troppo, diciamo anche questo. Ma non è semplicemente nei numeri eccezionali: 98 i palloni toccati (meglio di lui solo Diawara con 115, dati whoscored.com), la prestazione sontuosa del classe ’91 di Frattamaggiore. È nella devastante imprevidibilità, nella qualità di cui ogni singola giocata sembra essere intrisa, a fare la differenza. Contro gli uomini di Pecchia il suo destro caldissimo diviene compasso. Il tracciante al millimetro per Mertens contro il Nizza replica perfetto in un esterno sinuoso, capace di disegnare una traiettoria al bacio che per un Milik chiamato a scacciare le critiche, in alcuni casi ingenerose, post preliminare d’andata è un invito quasi sfrontato. Un assist che vale un guizzo sotto rete e che ripone la gara in ghiaccio. Per poi chiuderla, come ormai nelle sue corde, in quella intesa al primo sguardo con il gemello Dries, uno-due sublime in un fazzoletto del terreno buono dell’impianto veronese, tanto basta per mettere le fondamenta a quello che sarà il primo goal in azzurro di Faouzi Ghoulam. Proprio l’algerino, compagno di battute di caccia sempre proficue sull’out mancino. Se a tutto questo si abbina la continua capacità di creare spunti, disegnare idee per i compagni che diventano in un batter d’occhio ferite negli equilibri avversari, il panorama è da stropicciarsi gli occhi.
Il Napoli, dopo l’affermazione di mercoledì, in campionato ricomincia da tre. Lo fa a sulla scia dell’incanto che Insigne regala senza soluzione di continuità. Spalle larghe,ormai, da capopopolo. Stimmate da predestinato. Sarri si coccola il miglior interprete italiano negli ultimi trenta metri, senza discussione. E con un Lorenzo così, crederci, beh, è quasi un obbligo…
Edoardo Brancaccio