Se il Napoli vince ‘alla Sarri’, allora non ha più limiti

Strette di mano, pugno chiuso, accendino e pacchetto nella tasca destra del pantalone della tuta. La sigaretta è più dolce, mister Sarri. E il fumo s’infila subito tra narice e testa. L’effetto è quello di una meravigliosa sbornia di emozioni, perché ora c’è la calma, perché la tempesta s’è domata. O meglio: non che ci sia mai stato brutto tempo, però la rotta è stata giusta. Perfetta, in certi frangenti. Ché il mare francese, in fondo, ha così spaventato da eliminare ogni facile illusione sulla calma piatta della costa. Con o senza Balotelli, con o senza Sneijder: il Napoli ha saputo prendersi le proprie responsabilità, donarsi fiducia, alimentarsi col fuoco della voglia. Pare poco, invece è tutto.

VITTORIA ALLA SARRI

Questa è stata una vittoria ‘alla Sarri’. Più dell’andata, più di ogni altra vittoria che il tecnico toscano abbia mai messo in dote negli ultimi due anni. Questa è stata la vittoria sarriana perché ha saputo regalare spettacolo, ha minimizzato gli errori, ha portato a casa finalmente un risultato di testa. Avesse avuto ancora limiti psicologici, questa squadra sarebbe sbattuta contro qualsiasi avversario: probabilmente, pure contro l’inesistenza del Nizza. Che arranca, e tanto. Ma le bordate per cui fa fatica la squadra di Favre hanno un lontano bagliore azzurro: troppo imponente, quel pressing. E così letali no, non se l’aspettavano.

E allora, tra un tiro e un altro, il mister potrà valutare gli errori (pochi), i lati positivi (tanti). Soprattutto, potrà guardare i suoi ragazzi e dirsi orgoglioso. Di ognuno di loro, nessuno escluso. Di un Callejon pazzesco e onnipresente, di un Mertens tenace e grintoso, che ha stretto i denti e ch’è servito. Infine, di un Insigne ormai in grado di caricarsi tutta una città sulle spalle: e quella fascia, e quei movimenti, e quel destro…

NESSUNA GEOMETRIA, È POESIA

I limiti esistono per chi non vuole superarli. Fossimo in De Laurentiis, questa la faremmo scrivere sulle mura azzurre di Castel Volturno. È che non sono solo parole prese e messe insieme dall’amore: è il prossimo passo di questa squadra. Brava a realizzarsi, ancor più a tenersi intensa e fresca. Ora il salto di qualità è portare a casa qualcosa. Qualcosa che non sia aria fritta, che sia foriera di felicità, passione. E mentalità.

Il Napoli è fertile, s’è incanalato sul binario della crescita esponenziale e non vuole mollare quella strada. Quanto ancora può salire? Quanto ancora si può diventar grandi? Nord e sud, ovest ed est: la vera autostrada della vittoria si chiama Europa. Che non ha l’obbligo di portarti fino al capolinea, ma sa farti viaggiare alla perfezione. Sa farti incamerare sogni e situazioni di gioco, e sa contemporaneamente spezzare le ali dell’entusiasmo se le cose non vanno. Ecco perché Nizza dovrà per forza di cose diventare spartiacque: dovrà essere il giorno in cui gli azzurri han capito di avere un equilibrio (quasi) perfetto. Inattaccabile dagli avversari, ancor meno da se stessi.

Cosa manca a questa squadra è risaputo: ma da domani il discorso non sarà più incentrato sugli uomini. Perché un grande acquisto, quest’estate l’ha saputo portare: si chiama coscienza di sé. Ed è coscienza made in Champions. Non proprio la stessa cosa. Non proprio qualcosa di così scontato.

Cristiano Corbo

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