I sorteggi della fase a gironi di Champions League sono stati chiari: Shakhtar Donetsk, Manchester City e Feyenoord confermano la scarsa fortuna del Napoli nella composizione delle proprie sfide europee. Un girone, quello appena elencato, in grado, tuttavia, di scuotere l’orgoglio della compagine azzurra e, perché no, quello di un’intera città, pronta a sostenere i propri beniamini in una serie di testa a testa a dir poco affascinanti. Tra questi, probabilmente, il più atteso sarà il doppio confronto con il Manchester City di Pep Guardiola, club inglese dalle illimitate risorse economiche che, di conseguenza, hanno permesso alla società di accaparrarsi, nel corso delle ultime stagioni, i pezzi più pregiati del mercato mondiale.
L’uomo più pericoloso, quello da tenere maggiormente d’occhio in casa Citizens, tuttavia, risulta essere un calciatore giunto, ormai, alla sua sesta stagione in quel di Manchester. Si tratta, ovviamente, di Sergio Aguero, centravanti argentino dalla qualità assolutamente indiscutibile che, nel corso delle ultime annate, ha dimostrato senza ombra di dubbio di poter gestire, potenzialmente anche da solo, il peso del reparto offensivo della squadra. Prelevato nel lontano 2011 dall’Atletico Madrid, El Kun ha impiegato relativamente poco tempo a conquistare l’affetto della sponda azzurra di Manchester, il tutto a suon di reti e di prestazioni da capogiro. L’argentino, in costante orbita della propria Nazionale, è reduce da una stagione particolarmente positiva: 33 le reti messe a segno dal centravanti in tutte le competizioni disputate nell’ultima annata, con 6 assist vincenti ed in campo per oltre 3500 minuti complessivi. E non ha alcuna intenzione di fermarsi. La nuova stagione ha avuto inizio e, come ampiamente prevedibile, il giocatore ha dimostrato di voler essere, ancora una volta, tra i protagonisti della Premier League: 1 rete nelle prime 2 presenze, in questo senso, ne è la prova tangibile.
Ma cosa rende Sergio Aguero virtualmente indispensabile per il Manchester City? Innanzitutto, un’invidiabile freddezza sotto porta figlia, quasi sicuramente, della grande esperienza maturata nel corso degli ultimi anni in uno dei campionati più complessi in assoluto. Ma non finisce qui. El Kun è la classica punta atipica, quel centravanti tutt’altro che boa, pronto ad abbandonare l’area di rigore ed a partecipare alla messa in moto della manovra offensiva in caso di necessità ed esigenze particolari. Il risultato? Meno punti di riferimento per la squadra avversaria in area di rigore e, di conseguenza, maggior spazio agli inserimenti, a questo punto poco prevedibili, degli esterni offensivi. Il tutto grazie ad una rapidità, fisica e di pensiero, conservata quasi perfettamente intatta sin dai tempi della propria esplosione all’Independiente. Dunque, Napoli, occhio al finalizzatore argentino: una stella che continua a risplendere di luce propria, una stella ben lontana dal viale del tramonto.