È stata una sorpresa. Forse addirittura La sorpresa del panorama europeo. Perché non si può non tener conto del lavoro di Giovanni van Bronckhorst, olandese di nascita ma catalano di adozione.
È tutto un ritorno, il suo. E probabilmente, il Barcellona sta aspettando solo che faccia i passi giusti. L’olandese inizia proprio nel Feyenoord: poi ci sono i Rangers di Glasgow, l’Arsenal (quello degli Invincibili) e quindi il Barça, con il quale alzò la coppa dalle grandi orecchie. È una storia di vittorie, la sua: che si ripeterà certamente anche in panchina. Perché chi ha talento da vendere, lo conserva sempre con sé.
Nel 91% degli incontri disputati, van Bronckhorst ha utilizzato un 4-2-3-1 molto dinamico, spesso però modificandolo a partita in corso con un 4-3-3 più accorto. Ama l’impostazione da dietro, ha i centrali per farlo. Ma soprattutto: ha una fase di possesso che potrebbe fare scuola a tanti allenatori italiani. Sì perché la fase di costruzione è affidata ai due difensori, veri registi della squadra: con Vilhena a ricevere ed El Ahmadi a rompere le azioni altrui, il tecnico può sempre contare su una squadra corta, brava a tenersi salda, A non perdersi mai.
Ecco: andiamo al sodo. Quali sono i punti forti del Feyenoord? Va temuta l’alta intensità, va temuta la verticalizzazione continua durante la partita. E poi, sfondare questa difesa non è facile: c’è un’attenzione molto alta lì dietro. E c’è molta attenzione nei movimenti tra i reparti tutti coordinati, che rendono la squadra sempre corta e stretta. Infine, occhio alla bravura degli esterni: 1vs1 possono far male ad una difesa talvolta lenta come quella azzurra.
Dove colpirli? Facile: soffrono maledettamente le squadre brave nel palleggio e lasciano molto campo nella fase di costruzione avversaria. Eccolo, un difetto del tecnico: non riesce a dare ritmo alla manovra, se non con comandi preordinati tra allenamento e match. E sì, sarà lì che dovrà infilarsi il Napoli: nell’imprevedibilità della sua manovra. E nella velocità fulminea dei suoi attaccanti: quei centraloni, bravi con i piedi, ma lenti, lentissimi. Buon viaggio, allora.